L’Araba Fenice delle Riforme

Buon per l’Italietta renziana che sia stato raggiunto un accordo con la Grecia, poiché in caso contrario avremmo vissuto un’estate di turbolenze finanziarie ben più calda di quella meteorologica. Saltando la Grecia dall’Euro, come sottolineato da numerosi ed autorevoli analisti economici, il prossimo bersaglio sarebbe stata proprio l’Italia dei miracoli, checché ne dica un premier il quale, predicando come un aruspice etrusco, va declamando in lungo e largo le sorti certe e progressive di un Paese che avrebbe introdotto riforme strutturali come nessuno al mondo.

Eppure, occorre sottolineare, nei giorni in cui sembrava che il nostro piccolo partner ellenico sarebbe uscito dalla moneta unica, i titoli italiani, compresi quelli del Tesoro, erano quelli che subivano le perdite peggiori. Evidentemente gli investitori interni ed esteri non hanno ancora compreso la portata delle poderose riforme messe in campo dal ragazzotto che occupa Palazzo Chigi. Misure lungimiranti che, caso unico tra i Paesi più in difficoltà della zona euro - i cosiddetti Pigs - hanno raggiunto il classico paradosso della botte piena e la moglie ubriaca, senza tagliare di un centesimo una mostruosa spesa corrente che da noi è l’unico dato economico in perenne crescita. D’altro canto, proprio una drastica revisione della stessa spesa corrente, con tagli per l’appunto strutturali, rappresenterebbe l’unica sostanziale assicurazione contro le turbolenze finanziarie, sempre dietro l’angolo, dei mercati globalizzati, soprattutto in considerazione di un debito pubblico colossale.

Ma al più bravo, almeno al momento, cacciatore di consensi al potere le quisquilie di una linea che abbatta i costi insostenibili di uno Stato predone non interessano. Egli, scampato il pericolo “Grexit”, sta già pensando a qualche altra alchimia miracolosa, come quella di tagliare le imposte sulla prima casa in deficit, evitando come la peste di toccare la spesa. Nel frattempo, però, dovrà risolvere il problemino delle famigerate clausole di salvaguardia, che, a fine anno, in assenza di tagli veri e non di chiacchiere, ci faranno cadere sulla testa una valanga di nuove tasse, ben 16 miliardi di euro. Tranquilli, a proteggerci ci penseranno le famose riforme strutturali del Mandrake fiorentino. Riforme strutturali, al pari della mitica Araba Fenice descritta da Metastasio, “che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10