L’inferno del Governo degli onesti a 5 Stelle

Ospite di Lucia Annunziata, il grillino Alessandro Di Battista - esponente tra i più esagitati del Movimento Cinque Stelle - ha ribadito i fondamenti della linea politica del suo non-partito. Fondamenti che si possono raccogliere in una semplice paroletta: onestà. Ed è su questa base che i seguaci di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio stanno da tempo costruendo il loro castello di carte fatto di provvidenze da elargire al popolo, reddito di cittadinanza in testa.

Tuttavia, appare profondamente errato il sillogismo che consente loro di elaborare una delirante piattaforma politica con la quale accontentare tutti senza scontentare nessuno e senza, soprattutto, devastare ulteriormente il già catastrofico bilancio pubblico. Tale sillogismo parte dal presupposto, anch’esso radicalmente infondato, secondo cui la politica in senso ampio sarebbe in grado da sola di generare enormi ricchezze da redistribuire, solo che queste verrebbero in buona parte sottratte alla collettività da una classe politica corrotta e profittatrice. Ne consegue che sostituendo in blocco la medesima classe politica con uomini di provata onestà, come dicono di essere i marziani del M5S, il popolo diventerebbe più ricco e più prospero, potendo godere di un Governo intento a redistribuire con onestà l’enorme ricchezza che si cela dentro i palazzi del potere.

Ovviamente si tratta di una colossale castroneria la quale, tuttavia, ha sempre avuto molta cittadinanza in un Paese affetto da decenni da una grave inclinazione all’assistenzialismo. Chi, al contrario, si è fatto le ossa nel periglioso mare del mercato concorrenziale, che tanto non piace ai grillini come Di Battista, sa bene che la ricchezza delle Nazioni dipende essenzialmente dalla capacità degli individui di industriarsi in attività economiche che qualcuno è disposto liberamente a remunerare. Attività che troppo spesso sono ostacolate proprio dalla invasività della politica, con un eccesso di tasse e di regolamentazione.

Da questo punto di vista, il nemico pubblico numero uno di chi crede ancora nella possibilità di tornare a crescere all’interno di un sistema più umano principalmente sul piano tributario è rappresentato dagli irresponsabili invasati della redistribuzione ad oltranza. E che tale redistribuzione avvenga sotto l’etichetta dell’onestà grillina autocertificata poco importa. Le buone intenzioni che essa esprime, in un Paese portato al collasso da uno Stato che costa oltre il 55 per cento del reddito nazionale, non possono che condurci molto onestamente verso l’inferno del sottosviluppo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14