Il Premier Renzi non asfalta, ma tratta

Le vere conseguenze dell’esito delle elezioni regionali si incominciano a vedere adesso. La prima non è la sostanziale resa compiuta da Matteo Renzi nei confronti della minoranza interna con la disponibilità a trattare ed a trovare un compromesso sulla riforma della scuola e su quella del Senato. Questa, in realtà, è solo la conseguenza della conseguenza. Perché se il Premier, sia pure con la solita arrogante sicumera, si è visto costretto alla ritirata, la ragione di questa marcia indietro è che l’esito delle elezioni regionali ha da un lato ridimensionato la sua minaccia ricorrente ai dissidenti di “asfaltarli” con il ricorso alle elezioni anticipate e dall’altro ha reso molto più difficile quelle operazioni di “soccorso” a Palazzo Madama da parte di possibili fuoriusciti forzisti e grillini che nei piani pre-elettorali avrebbero dovuto bilanciare eventuali defezioni di senatori della sinistra Pd.

Oggi la minaccia di Renzi di sbarazzarsi dei dissidenti con il voto anticipato è un’arma spuntata. Perché se andasse ad elezioni (peraltro con il “Consultellum”) non riuscirebbe mai a tornare al livello delle Europee, perché alla sinistra del Pd nascerebbe una formazione destinata a superare tranquillamente il cinque o il sei per cento e perché la perdita elettorale di un pezzo della sinistra non sarebbe mai coperta dalla conquista, rivelatasi inesistente, di una parte dell’elettorato di centrodestra.

Ma c’è di più. Oggi, di fronte ad un Senato dove la maggioranza non ha la forza di far passare la riforma istituzionale e quella della scuola, appare meno possibile che fuoriusciti grillini e fuoriusciti “verdiniani” possano trasformarsi in nuovi “responsabili” per puntellare un Governo che, con le elezioni regionali, ha perso la sua spinta propulsiva. Non perché sulla carta l’operazione non sia più possibile. Ma perché se Renzi dovesse far dipendere la sua sopravvivenza dal “supporto responsabile” di Verdini, la sinistra interna e l’opposizione in blocco non avrebbe alcuna difficoltà a trasformare il resto della legislatura in un calvario interminabile e dall’esito nefasto per il Presidente del Consiglio.

Le Regionali, in sostanza, hanno modificato le condizioni politiche. E non solo per quanto riguarda gli equilibri parlamentari, ma anche perché hanno prodotto un incredibile rilancio delle battaglie delle opposizioni. Grillo ed i Cinque Stelle cavalcano senza posa gli scandali romani di “Mafia Capitale”, che in realtà mettono alla luce con incredibile ritardo non i legami tra politica e mafia ma quelli tra il Partito democratico ed i suoi cespugli con il mondo delle cooperative, delle onlus e delle fondazioni rosse e bianche.

Il centrodestra, così come avviene in tutta Europa, ha scoperto che il tema dell’invasione non gestita dal Governo rappresenta il tema che può portare alla riunificazione del proprio schieramento e si è buttato a capofitto in un’operazione destinata a trasformarla nella sola alternativa al governo della sinistra. Per questo, dunque, Renzi oggi non può più “asfaltare” ma deve trattare. In condizioni nient’affatto facili!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18