L’esigenza della  doppia amnistia

“Vittime della Giustizia e del Fisco” si presenta alle elezioni regionali campane con uno spot duro, violento, provocatorio. Che ricorda, citando alcuni casi particolari, le tante, troppe persone che non hanno avuto la forza di reggere il peso di un sistema giudiziario ingiusto e di una pressione fiscale iniqua ed insopportabile.

Quei momenti di debolezza e di abbandono ad una sorte considerata ineludibile possono capitare a tutti. Ma è proprio per questo motivo che è necessario reagire alle persecuzioni di uno stato burocratico e clientelare che si preoccupa solo della sopravvivenza delle proprie strutture elefantiache. E dare uno sbocco politico al malessere che monta sempre più prepotentemente nella società nazionale, evitando che la protesta sfoci in un ribellismo inutile e controproducente.

“Vittime della Giustizia e del Fisco” si propone questo obiettivo. E lo persegue non solo con la provocazione di uno spot televisivo carico di drammaticità, ma anche con una serie di iniziative concrete tese ad andare incontro alle esigenze più immediate della stragrande massa dei cittadini vessata da una crisi economica sempre più pesante ed incontenibile che accentua al massimo le deviazioni del sistema fiscale e giudiziario.

Le iniziative, che hanno preso corpo con le proposte di legge presentate in Parlamento dal senatore Giovanni Mauro, riguardano la richiesta di una doppia amnistia giudiziaria e fiscale destinata ad alleggerire la pressione a cui sono sottoposte le fasce meno protette della società italiana ed a creare le condizioni indispensabili per le due grandi riforme, quella giudiziaria e quella fiscale, da cui dipende la ripresa ed il futuro del Paese.

Le caratteristiche di questa doppia amnistia sono semplici. Quella giudiziaria deve scattare per i reati che comportano pene inferiori ai tre anni. E, quindi, deve escludere i reati maggiori e di più accentuata pericolosità sociale, ma deve riguardare tutte quelle fattispecie minori che un eccesso di legislazione ispirata ad un ottuso giustizialismo ha moltiplicato oltre ogni misura colpendo non l’illegalità consapevole, ma la devianza inconsapevole di ampie fette di normali cittadini. Gli effetti di una amnistia giudiziaria di questo tipo non sono lo “svuota carceri” ed il “tana libera tutti”, ma la riduzione drastica della doppia pressione che grava sui Tribunali e sulle strutture e gli uomini dell’intero sistema giudiziario e sull’intera società italiana. Con questa misura non si aiutano criminali e corruttori, ma si creano le condizioni indispensabili, anche in termini di riduzione di costi, per dare vita ad una riforma reale e profonda della giustizia.

L’amnistia fiscale, che deve azzerare tutti i debiti che i cittadini hanno contratto a vario titolo nei confronti dello Stato sotto i cinquantamila euro, ha finalità simili ma un’esigenza ancora più impellente e drammatica. Quella di liberare i cittadini più deboli, meno protetti, più esposti, dagli effetti perversi di una pressione fiscale incontrollata e che rende la loro esistenza sempre più difficile e precaria. Ogni anno più di cinquecentomila italiani si trovano costretti a rateizzare i propri debiti fiscali che dipendono essenzialmente da tasse locali eccessive, multe dalle sanzioni esasperate, da forme di usura inaccettabili ma rese legali dallo stato predatore. Più le rateizzazioni si moltiplicano a causa non della volontà di eludere ma di una ripresa economica che non parte, più le rate non possono venire rispettate e più scattano misure odiose come i pignoramenti, i fallimenti e le vendite giudiziarie.

Porre un freno a questa deriva che produce non solo disperazione ma anche rabbia e voglia di ribellione è ormai urgentissimo. Serve abbassare la tensione. E solo dopo si potrà dare vita ad una riforma fiscale incentrata su un solo ed inderogabile principio, quello che stabilisce “un terzo allo Stato e due terzi al cittadino”, principio senza il quale l’individuo torna ad essere un suddito di epoca medioevale e la democrazia liberale uno stato assoluto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18