La leonessa Mannoia   e il leone Berlusconi

Fiorella Mannoia ha il coraggio della leonessa. E ce ne vuole di coraggio, per una “de sinistra” come lei, a dire bene di Silvio Berlusconi. È ciò che è accaduto.

La Mannoia posta su Facebook un commento col quale ammette di trovare sensata la posizione espressa dal vecchio leone di Arcore a proposito dell’insensata assenza dei leader occidentali ai festeggiamenti di Mosca per il settantesimo anniversario della vittoria sul nazismo. Ha ragione lei che dà ragione a Berlusconi. Quella defezione è stata l’ennesima scivolata sulla buccia di banana dell’ottusità che, in politica, genera sempre disastri. Non presenziare alla celebrazione voleva essere un segnale di forza. Al contrario, si è trasformato in rappresentazione di una grande debolezza.

Il fatto che non ci fossero i “grandi” dell’Occidente a onorare il ruolo del popolo russo nella guerra contro la barbarie nazista non ha impedito al presidente Putin di godere di altre significative presenze come quelle dei dirigenti cinesi e dei rappresentanti indiani. Cosa credevano il signor Obama e soci, che Putin sarebbe stato colto da una crisi di nervi vedendo le poltrone rese orfane dei deretani dei prestigiosi invitati? Neanche per idea. Le scelte miopi non fanno bene al processo di distensione globale e neppure alla prospettiva di fare fronte comune contro la temibile minaccia del terrorismo di matrice islamica. Contribuiscono solo a spingere la Russia a guardare a Est, e a Sud, determinando nei capi del Cremlino una perdita progressiva d’interesse al dialogo con l’Europa.

Benché più d’uno sconsiderato governante occidentale gradirebbe che si ritornasse al clima plumbeo della guerra fredda, il disimpegno di Mosca dalla costruzione di un sistema di alleanze intraeuropee è un guaio che costerà caro all’ovest molto più di quanto possa pesare sugli interlocutori russi. A voler essere pignoli, la fregatura è prima di tutto italiana visto che fino al varo delle sanzioni conseguenti alla crisi ucraina, il nostro Paese era il secondo partner commerciale della Russia, tra gli stati europei. Dopo la Germania. Per la nostra bilancia commerciale, nell’ ultimo anno, il volume dell’interscambio è crollato verticalmente, coinvolgendo la quasi totalità dei comparti produttivi interessati. Naturalmente il nostro governo-nano non osa raccontare la verità agli italiani. Dovrebbe ammettere la propria inettitudine a difendere adeguatamente gli interessi nazionali. Dovrebbe spiegare del perché abbia abdicato al potere sovrano di scegliere gli amici giusti, non essendo credibile la manfrina che la fede nell’Unione Europea sia qualcosa di più grande rispetto a qualsiasi altra pulsione egoistica.

La verità è tutta in quegli odiosi diktat che subiamo dai nostri alleati per totale assenza di coraggio. Mentre il governo Renzi sta a guardare, la signora Merkel continua imperterrita a fare il suo personale gioco delle tre carte. Se da un lato mostra la faccia feroce del paese che impone agli altri il rispetto della linea dura contro Mosca, dall’altra si accomoda a trattare sotto banco con i vertici del Cremlino per riportare alla normalità le relazioni commerciali tra i due paesi. Alla parata del 9 maggio nella piazza rossa i leader europei non c’erano, ma la signora cancelliera, il giorno dopo, era a colloquio con Putin. Se questa non è una presa per i fondelli, non sapremmo come altro definirla. Ma da che razza di ruffiani opportunisti è popolato questo vecchio continente se non si ha nemmeno il coraggio della coerenza? Accontentiamoci allora della Mannoia che canta e che pensa, e lasciamo perdere il resto.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10