Una legge elettorale per la governabilità

Debbo dire, al pari del 60 per cento degli italiani, di non appassionarmi affatto alla lunga diatriba sulla legge elettorale, ossia l’ennesimo mostro di Frankenstein chiamato “Italicum” che contiene alcuni elementi piuttosto discutibili, frutto evidente di una mediazione al ribasso alla disperata ricerca di una maggioranza che lo approvi. In particolare il ritorno alle preferenze, tranne che per i capilista bloccati, mi sembra una chiara contraddizione per chi, a chiacchiere, sostiene di voler contrastare la pubblica corruzione con ogni mezzo. In realtà, soprattutto all’interno di un sistema politico che si compra il consenso attraverso la spesa pubblica, la preferenza costituisce senza dubbio l’anticamera infernale del voto di scambio, principalmente in quelle regioni in cui l’industria più fiorente è quella dei trasferimenti di risorse dallo Stato centrale.

Ma a parte ciò, personalmente sono sempre stato tra i sostenitori di un meccanismo elettorale che garantisse al massimo la governabilità. Tuttavia, non la governabilità farlocca a cui assistiamo in questi ultimi anni, la quale ha raggiunto l’apoteosi con l’Esecutivo Renzi. Un premier quest’ultimo che, come oramai stiamo sperimentando amaramente da oltre un anno, urla di voler cambiare tutto senza modificare una virgola di un sistema sostanzialmente fallito. Tant’è vero che nei tre principali capitoli di spesa - la previdenza, la sanità e il pubblico impiego - egli si è ben guardato dall’intervenire seriamente, limitandosi a qualche operazione di maquillage sotto la parola magica di riforma. Da questo punto di vista, il licenziamento in tronco di Carlo Cottarelli la dice lunga circa le intenzioni gattopardesche del Presidente del Consiglio.

In realtà il Paese, per uscire da una crisi oramai permanente, avrebbe bisogno di adottare misure piuttosto impopolari soprattutto dal lato di una drastica riduzione del perimetro pubblico, con meno spesa e meno tasse. Ed è qui che entra in campo la citata governabilità, ovvero la possibilità di mettere in campo tali misure all’interno di un ampio orizzonte temporale. Quindi la nuova legge elettorale dovrebbe unicamente servire da efficace strumento ai futuri Governi, onde consentire loro di operare le necessarie scelte per rimettere in carreggiata il sistema. Ma se la governabilità che ha in mente Matteo Renzi è quella che punta solo a consolidare nel tempo la sua politica del nulla, tutta fondata su annunci e caramelle da distribuire, allora non c’è legge elettorale che tenga per salvare una Italietta tenuta ancora a galla dalle politiche espansive della Bce di Mario Draghi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13