Don Ciotti ed il rischio dello stato di polizia

È difficile dire se don Ciotti sia un santo, un forsennato o, tutto insieme, un santo forsennato. Di sicuro ha usato la propria presunta santità e la propria più evidente forsennatezza per mettere in piedi un’organizzazione che nel corso di vent’anni si è ramificata in ogni angolo del Paese grazie ad un rapporto di stretta contiguità con le amministrazioni locali di sinistra ed è diventata talmente potente, invasiva e ricca da aver conquistato la più assoluta egemonia morale e materiale nel fronte delle associazioni antimafia presenti nel nostro Paese.

La manifestazione di sabato scorso a Bologna a cui hanno partecipato duecentomila persone ha fornito la dimostrazione più evidente della forza e della potenza di “Libera”, l’associazione fondata da don Ciotti.

Da questa manifestazione, proprio con la potenza e la forza messe in mostra, è partita la nuova battaglia su cui il “santo forsennato” ha deciso di impegnarsi. Quella che chiede alla classe politica di considerare corruzione e mafia le due facce di una stessa medaglia e di realizzare al più presto una nuova legge contro la corruzione che di fatto estenda la legislazione emergenziale antimafia anche all’altra faccia dell’emergenza.

Si può affermare che la battaglia lanciata da don Ciotti è pericolosa perché rischia di provocare la fine dello stato di diritto e l’avvento dello stato emergenziale di polizia? Visto che il fondatore di Libera è convinto che chi si oppone alla sua proposta non possa non essere che un mafioso ed un corrotto, pronunciare una affermazione del genere è sicuramente rischioso. C’è la probabilità di beccarsi una qualche accusa di concorso esterno provocata dall’indignazione per lo scarso rispetto mostrato verso la santità conclamata. Ma un rischio del genere va corso. Perché mafia e corruzione possono anche essere le due facce di una stessa medaglia che, a dirla come Papa Francesco, “spussa”. Ma rappresentano fenomeni diversi che vanno combattuti con armi, tecniche e strumenti legislativi differenti e non con una semplicistica estensione all’intera società italiana di una legislazione emergenziale che, proprio in nome dell’emergenza, riduce i diritti e le garanzie individuali dei cittadini. Tanto più che non produce i risultati sperati visto che alcuni decenni di legislazione antimafia non sono riusciti a frenare un fenomeno che, al contrario, si è esteso per l’intero Paese.

La santità, si sa, ha a che fare con l’assoluto. E non si può essere santi se non si è anche un po’ assolutisti e anche, di conseguenza, forsennati. Ma non sempre santità e forsennatezza hanno effetti positivi se calate nella vita pubblica. E, nel nostro caso, se dovessero mai produrre il passaggio dallo stato di diritto allo stato etico di polizia, sarebbero un’autentica iattura. La santità non sempre si coniuga con la libertà!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14