Torquemada in... gonnella

Come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, si è da tempo formato un agguerrito stuolo di professionisti mediatici del colpevolismo i quali, suppongo molto ben pagati, fanno il giro delle sette chiese televisive per spiegare al popolo dell’Auditel che le procure hanno quasi sempre ragione e i presunti colpevoli, particolarmente quelli che non confessano, vanno comunque sbattuti in galera, gettando prudentemente la chiave della loro cella.

Tra questi personaggi di una giustizia mediatica all’ingrosso, la quale tuttavia esercita una grande influenza su quella reale, spicca da tempo la criminologa Roberta Bruzzone che si distingue per una notevole aggressività dialettica nei confronti di qualunque indagato/imputato portato sotto i riflettori dell’informazione. Che io ricordi, questa novella Torquemada in gonnella si è schierata solo una volta per l’innocenza di qualcuno (nella fattispecie in favore dei due coniugi condannati per la strage di Erba), ma per il resto nelle sue numerosissime apparizioni nei salotti televisivi è emerso senza soluzione di continuità un colpevolismo a dir poco imbarazzante, spesso ai limiti di una tifoseria di stampo calcistico.

A sentire questa signora, che dichiara ogni volta di aver letto scrupolosamente gli atti dei casi in discussione, non esistono mai dubbi di sorta sulle responsabilità dei presunti colpevoli. Tutto è chiaro e cristallino sin dai primi passi mossi dalla pubblica accusa, per la nostra bionda criminologa. Tant’è che, ospite de “La vita in diretta” del 12 marzo scorso, sul caso ancora molto oscuro del povero Loris Stival, la Bruzzone ha già emesso la sua lapidaria sentenza dopo aver, testualmente, passato intere nottate a leggersi gli atti che hanno condotto in carcere Veronica Panarello, ovvero la madre del bambino ucciso. A suo dire gli elementi raccolti dalla procura di Ragusa sono così schiaccianti che oramai sarebbe solo una perdita di tempo percorrere altre piste investigative. La strega è stata trovata, dunque, si tratta solo di mandarla al rogo virtuale di una lunghissima carcerazione. Ora, al di là di una vicenda giudiziaria che a mio avviso non presenta alcun dato certo ed in cui i ragionevoli dubbi gravano come montagne su un provvedimento di carcerazione preventiva che si basa su una ricostruzione dei fatti surreale, dobbiamo prendere atto che la dottoressa Bruzzone possiede, al pari di tanti colleghi del colpevolismo mediatico, una infallibilità giudiziaria che stride con le statistiche ufficiali degli ultimi decenni. Risulta, infatti, che mediamente ogni anno quasi 3mila persone vengano risarcite dallo Stato italiano per ingiusta detenzione.

Ciò segnala la grave disinvoltura con cui si utilizza la carcerazione preventiva e, proprio per questo, occorrerebbe usare in questo campo un’estrema prudenza prima di sputare sentenze televisive a raffica. D’altro canto, vorrei ricordare, che la nostra piccola riserva indiana di garantisti che fanno capo a “L’Opinione” cerca in tutti i modi di portare al centro del dibattito nazionale proprio lo scandalo delle tante, troppe ingiuste detenzioni. Eppure, malgrado questi numeri impietosi, a sentire i dotti pareri criminologici della Bruzzone si potrebbero risparmiare un mucchio di tempo e di quattrini, chiudendo i casi dei quali si occupano i media già prima del rinvio a giudizio. Perché, difatti, attendere le lungaggini di ulteriori investigazioni e, soprattutto, dei pallosi tre gradi di giudizio? Una volta che il mammasantissima di un esperto si è letto gli atti, dopo aver convinto quella parte del popolino sempre pronta a bersi qualunque pozione colpevolista, si potrebbe riformare il giusto processo con un giudizio immediato attraverso il cosiddetto televoto. In questo modo, infischiandocene altamente di quisquilie quali la presunzione d’innocenza e del ragionevole dubbio, il micidiale combinato disposto della scienza infusa dei tele-esperti e dell’infallibile “vox populi, vox Dei” ci riporteranno ai fasti dell’ordalia medievale, in cui la tortura faceva parte a pieno diritto del processo.

D’altro canto non è forse una tortura in piena regola il carcere preventivo per i tanti innocenti, presunti colpevoli, che ogni giorno vengono rinchiusi nei nostri affollati penitenziari? Ma evidentemente per i nostri popolari tuttologi del crimine è sempre meglio un esercito di non colpevoli in galera che un probabile assassino in libertà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12