Siamo sempre dentro la... “selva oscura”

Commentando l’ennesimo calo della produzione industriale registrato a gennaio, con un meno 2,2 per cento, persino il keynesiano Sebastiano Barisoni, che simpatizza da tempo per il premier Matteo Renzi, ha voluto lanciare un avvertimento al giovanotto di Palazzo Chigi, consigliandogli di mettere da parte il suo ostentato trionfalismo.

Il dato è francamente preoccupante e rappresenta l’ennesimo segnale di un sistema economico sempre più in affanno, checché ne dicano gli esperti del Governo in carica, ministro Pier Carlo Padoan in testa. Personalmente, come ho già avuto modo di argomentare in merito, considero la produzione industriale un riferimento assai più significativo rispetto ad altre grandezze economiche aggregate.

In estrema sintesi, è possibile drogare il Prodotto interno lordo, così si come sta cercando di ottenere con il new deal dei rottamatori alla fiorentina, stimolando i consumi attraverso l’aumento della massa monetaria o dell’indebitamento. In questo modo - l’esempio sinistro della Grecia ce lo dimostra appieno - si può ulteriormente squilibrare il Paese dal lato della bilancia dei pagamenti, favorendo i consumi medesimi con maggiori importazioni dall’estero e deprimendo la produzione interna mantenendo o addirittura incrementando la pressione fiscale.

In altri termini, ciò significa che di questo passo l’illusionista che ci governa riuscirà a raggiungere, soprattutto grazie al metadone del cosiddetto Quantitative easing, il paradosso di un Paese che riprende a crescere nominalmente, perché crescono solo i consumi, mentre continua a precipitare la produzione industriale, ovvero la quantità di beni di mercato che la nostra industria realizza. D’altro canto, occorre sottolineare con grande chiarezza, se la linea dell’uomo degli hashtag è quella di aumentare il proprio consenso attraverso la spesa pubblica, lievitata ulteriormente sotto la sua illuminata guida, e un costante inasprimento delle tasse, facendo ricorso a nuovi prestiti grazie alla valvola di sfogo del citato Qe, la platea di chi contribuisce alla crescita industriale del sistema tenderà ulteriormente a contrarsi, a tutto vantaggio della marea montante del parassitismo economico, finanziato e sostenuto ideologicamente dalla politica.

C’è solo un modo per riprendere a crescere sul serio: abbattere il costo complessivo di uno Stato burocratico e assistenziale che assorbe il 57 per cento del reddito nazionale, che con il ministero Renzi ha battuto altri record negativi. Solo così potremmo aspettarci una decisa ripresa della produzione industriale, stimolata dall’unico Quantitave easing in grado di funzionare: quello che riduce la pressione fiscale. Il resto sono chiacchiere. Ma solo con le chiacchere e i buoni propositi non usciremo mai dalla selva oscura nella quale ci troviamo oramai da molti lustri. Ci vuole ben altro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13