Fitto apre le danze nel centrodestra

Oggi pomeriggio si mostreranno al pubblico i “diversamente forzisti” di Raffaele Fitto. È la consacrazione dell’ennesima spaccatura nel centrodestra? Probabilmente no. A volerla vedere più dall’alto, l’iniziativa fittiana reca in sé un elemento positivo che non andrebbe mortificato. Se l’intendimento resta quello dichiarato di un dialogo costruttivo sul futuro della destra politica italiana perché osteggiarlo? Perché chiudersi con incomprensibile ostinazione all’utilità di un confronto? Non c’è dubbio che, in quest’ultimo anno, Fitto e i parlamentari che lo hanno seguito abbiano visto giusto circa la pericolosità di un appiattimento della linea di Forza Italia sulle posizioni renziane.

Si è trattato di un errore madornale che, alla fine, lo stesso “leader maximo” Berlusconi ha dovuto riconoscere tale. È del tutto evidente che l’idea di ricompattare il blocco moderato tradizionale partendo dal sostegno al riformismo della sinistra non paghi in termini di strategia di medio-lungo raggio. L’alleanza sinistra-destra, fuori dai rigidi steccati di un’emergenza nazionale, crea alla destra danni difficilmente riparabili. Il sincretismo in politica sottrae spazio e ragioni alla rappresentanza sociale.

Come potrebbe quella parte di ceto medio che ha costituito il blocco di riferimento storico del moderatismo italiano trovarsi ricompresa nell’azione di governo di un Matteo Renzi, utile idiota della sinistra dirigista e antitetica ai ceti medi produttivi? Non perché non sia simpatico. Al contrario, il personaggio è spavaldo nella comunicazione quanto basta per piacere alle nonne e alle casalinghe. In realtà lui è anche altro. È l’incarnazione di una sintesi che lega a doppio filo gli interessi del grande capitalismo globale con quelli delle classi sociali garantite, lasciando fuori della porte tutti gli altri. Artigiani, commercianti, micro e piccoli imprenditori, pensionati di bassa fascia, lavoratori emarginati dai processi produttivi rappresentano gli “incapienti” del renzismo.

La storiella degli 80 euro combinati ai favori resi alle grandi banche lo dimostra. Ora, questa porzione di elettorato merita o no di essere rappresentata? L’impressione è che Berlusconi l’abbia dimenticata. Anche i sondaggi, per quel che valgono, lo confermano. Un dato in particolare ci aiuta a decodificare la realtà. Finora si è favoleggiato, da parte di tutto il centrodestra, del riscatto che sarebbe giunto con il recupero di quegli elettori di destra che negli ultimi anni hanno disertato le urne. Il ragionamento, a cominciare dallo stesso Berlusconi, è stato lineare: abbiamo perso perché la nostra gente si è astenuta, riportiamola a votare e vinceremo. Facile, no? Neanche per idea. Un sondaggio pubblicato ieri da Ixè sulle intenzioni di voto racconta un’altra storia.

Nell’ultimo anno la tendenza all’astensionismo sembrerebbe essersi significativamente ridotta facendo lievitare i votanti da un’iniziale 54% all’odierno 60%. Contestualmente il consenso per Forza Italia sarebbe crollato rovinosamente, con una perdita, nello stesso periodo, stimata intorno ai 4 punti percentuali. In concreto, l’equazione: crescita dell’elettorato uguale crescita di Forza Italia si è dimostrata un bluff. Gli elettori che tornano alle urne non lo fanno per amore di Forza Italia. Questo è il dato politico sul quale bisognerebbe focalizzare il dibattito interno al partito.

Raffaele Fitto ha intenzione di farlo seriamente? Allora sia il benvenuto. Se poi la sua aspirazione si dovesse fermare alla contesa interna per la spartizione dell’eredità politica del vecchio leone di Arcore sarebbe una partita persa in partenza. Fitto e i suoi meritano un’apertura di credito alla quale finora non hanno avuto diritto. E Berlusconi dovrebbe comprendere che la delegittimazione dell’interlocutore attraverso gli editti bulgari o le scomuniche è roba da fine impero di un Romolo Augustolo, non da età aurea di un grande Cesare. Un consiglio non richiesto al caro leader. Nelle fredde serate di Arcore lasci perdere la nostalgica compagnia di Erasmo da Rotterdam e del suo “Elogio della Follia”. Legga, invece, Plutarco: “Le vite parallele”. Lo troverà molto istruttivo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10