Il “caso Grecia” e l’informazione

Sul caso Grecia è in atto da tempo, da parte di quasi tutti i partiti italiani, comprese le varie grancasse mediatiche, un’opera di vasta disinformazione di massa. Con varie sfumature tra chi solidarizza con l’irresponsabile Tsipras per interesse di posizionamento politico, come nel caso della sinistra radicale, e chi lo fa perché vorrebbe un’Europa prona alla nostra storica inclinazione alla spesa pubblica incontrollata, il coro che canta contro la presunta austerità di Bruxelles è pressoché unanime.

Ascoltando molte prese di posizione provenienti dalla maggioranza e dall’opposizione, arricchite da una stampa assai ben allineata, l’idea che l’uomo della strada è portato a farsi su ciò che sta accadendo ai greci e su ciò che, in prospettiva, potrebbe accadere agli italiani è a dir poco confusa. Prendendo come oro colato il mainstream politico-mediatico, la zona euro appare come una sorta di novella cortina di ferro, al di là della quale vi sia un, per noi e i greci, inaccessibile Paese di Bengodi da cui ottenere ricchezze e benessere senza colpo ferire.

Per il governo Renzi e le sue molte fanfare giornalistiche, in particolare, questa zona franca da ogni odioso vincolo di bilancio si chiama flessibilità. Una flessibilità farlocca, che presuppone la facoltà per qualunque amministrazione nazionale di poter spendere e spandere senza vincoli. Ovviamente, ponendo le cose in questi termini, è inevitabile che cresca e si diffonda ovunque un sentimento molto ostile contro la moneta unica, dando forza ai partiti che si battono per un, a mio avviso catastrofico, ritorno ad una valuta nazionale. D’altro canto se si bombarda un popolo notoriamente ignorante sul piano economico-finanziario con un’asfissiante propaganda contro l’austerità dell’euro, è inevitabile che quest’ultimo finisca per seguire i pifferai magici che già oggi propongono di condurli sulla rotta di Buenos Aires, con tutte le drammatiche conseguenze del caso.

Forse sarebbe il caso, invece, di approfittare della drammatica vicenda greca per spiegare a chiare lettere che fuori dell’euro, che ci piaccia o no, per un Paese indebitato come il nostro, affetto da una lunga crisi sistemica del tutto endogena, vi è solo terra bruciata. Fuori dalla moneta unica per l’Italia l’unica prospettiva è quella di una inflazione galoppante e tassi d’interesse proibitivi. Tuttavia, onde restare a pieno titolo all’interno dell’attuale standard monetario, occorre smetterla di raccontare la favola renziana della flessibilità. Convincere un popolo di ex-formichine che spendere in eccesso i soldi degli altri, sottoforma di prestiti, sia cosa buona e giusta risulta essere un gioco da ragazzi. Solo che, come diceva la signora Thatcher, prima o poi questi ultimi finiscono, come per l’appunto sta ad indicarci la vicenda greca.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09