Quello che manca è   una vera opposizione

Mentre dopo un anno di Governo Renzi i suoi festeggiano epocali riforme che esistono solo sulla carta, la sostanziale assenza di un’opposizione appena credibile continua a rappresentare la più solida garanzia di durata per il Governo dei rottamatori del buon senso.

Proprio su questo piano, mi ha colpito l’intervento del deputato grillino Carlo Sibilia (nella foto) nel corso di “Agorà”, talk mattiniero in onda su Rai 3 e condotto dall’equilibrato Gerardo Greco. In poche parole, l’esponente del Movimento Cinque Stelle ha ribadito, all’interno di una piattaforma programmatica a dir poco delirante, l’intenzione di battersi per portare l’Italia fuori dall’euro. Una linea del tutto analoga a quella lepenista portata avanti dalla Lega di Matteo Salvini e da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

A tal proposito, onde chiarire meglio il punto di vista grillino sull’argomento, nel corso del programma è andato in onda uno spot realizzato dai seguaci di Grillo e Casaleggio, in cui si fa riferimento ad un’eventuale reintroduzione della lira. Una reintroduzione che, secondo i vaneggiamenti di chi ha realizzato il breve filmato, per magia determinerebbe un forte aumento della capacità acquisitiva della “nuova” moneta nazionale. In soldoni, a parere dei grillini infatti, il recupero della piena sovranità monetaria comporterebbe un sensibile aumento del potere d’acquisto della medesima moneta nazionale.

Tuttavia, come ciò possa mai accadere resta un mistero, dato che lo stesso Sibilia, ad una precisa domanda postagli da Greco, ha candidamente dichiarato che la principale finalità di un ritorno alla lira sarebbe quella di rimettere nelle mani dei governanti italiani la possibilità di utilizzare la stampa di moneta come strumento di politica economica. Tant’è che, a parere del parlamentare pentastellato, la “svalutazione non è detto che sia un male”. Ma se non è necessariamente un male, aggiungo io, la svalutazione che si determina nel modo auspicato da Sibilia & company provoca inevitabilmente una decisa ripresa dell’inflazione (galoppante all’interno di un sistema come il nostro, affetto da cronico eccesso di deficit pubblico), causando il fenomeno opposto a quello vagheggiato nello spot: una perdita verticale del potere d’acquisto della neo-lira.

D’altro canto, chi si ostina a gettare la croce dei nostri oramai storici problemi strutturali sull’euro mostra, o per ignoranza o per puro calcolo elettoralistico, di non conoscere il valore intrinseco di qualunque moneta a corso forzoso, la cui stabilità – ossia la sua capacità di mantenere nel tempo il più possibile inalterato il succitato potere acquisitivo – non può essere impunemente manipolata dai confusi stregoni che, più o meno consapevolmente, fanno capo alle teoriche follie dell’Mmt.

Ora, se queste poche e confuse idee basate sulla sovranità monetaria costituiscono il tratto caratteristico dell’opposizione al renzismo delle chiacchiere, c’è poco da stare allegri. Personalmente, tra l’offerta politica di un pagliaccio che vende abilmente fumo, proseguendo nella china di un sistema che si compra “moderatamente” i voti con le tasse, i debiti e la spesa pubblica, ed una che propone di rendere tutti più poveri emulando l’esempio catastrofico dell’Argentina, non vedo altre alternative che continuare a disertare le urne. Se devo scegliere le balle spaziali più presentabili, me ne sto a casa. O tempora, o mores!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:12