C’è il nulla dietro   la comunicazione

Come è successo inevitabilmente ad alcuni suoi predecessori, prima o poi la tecnica comunicativa del premier Renzi, tutta chiacchiere e propaganda, non sarà più sufficiente a mantenere il consenso rapidamente ottenuto.

Quando saranno evidenti a tutti i risultati fallimentari di una linea politica che non fa nulla nella giusta direzione, ossia alleggerire i costi di uno Stato ipertrofico, allora anche per il leader dei rottamatori giungerà il momento delle redde rationem. Ma incurante di ciò, egli continua imperterrito a promettere cambiamenti e provvidenziali correzioni di rotta ogniqualvolta spunti fuori, come nel caso della mazzata fiscale inferta alle partita Iva col nuovo regime dei minimi, una delle tante malcelate magagne del suo new deal in salsa fiorentina.

Ed ecco che arriva immediata e rapida, come i sommergibili di Mussolini, una risposta via twitter, in cui si annuncia una prossima modifica di una misura feroce che triplica la tassazione, riducendo drasticamente la soglia di imponibile entro la quale applicare le “agevolazioni”. Da quando si è installato nella stanza dei bottoni Renzi si è mosso con la medesima tecnica: affrontare un tema con roboanti promesse, eventualmente annunciando una legge ad hoc, per poi passare rapidamente ad altro, dando per scontato che, secondo una efficace definizione freudiana, il significato magico delle parole possa suggestionare la mente dei suoi interlocutori al punto da far scambiare loro lucciole per lanterne.

Tuttavia, sondaggi alla mano, neppure l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, fatto passare dai renziani come un avvenimento di portata storica, è riuscita a bloccare l’evidente calo dei consensi che sta da qualche mese interessando la figura del premier. Un calo che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio smottamento se nel fronte cosiddetto moderato si riuscisse a mettere in piedi una alternativa credibile alla linea gattopardesca dello spregiudicato politico fiorentino. Una alternativa moderata in grado di raccogliere l’attenzione di quei milioni di cittadini-elettori che hanno perso fiducia in un sistema politico che, al di là delle summenzionate chiacchiere renziane, continua a spendere e tassare oltre ogni ragionevole limite, mettendosi letteralmente sotto i piedi le ragioni dei ceti produttivi.

Sotto questo profilo, occorrerebbe una leadership in grado di contrapporsi a Matteo Renzi su una solida piattaforma liberale, rinunciando una volta per tutte a competere con il cantastorie fiorentino sul terreno delle illusioni. Niente a che vedere, dunque, con la linea politica delle dentiere gratis o di un miracolistico ritorno alla lira che sta sempre più caratterizzando l’area naturalmente avversa alla sinistra attualmente al potere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18