La destra de’ noantri

Giorgia Meloni, ospite giovedì scorso del pollaio televisivo di Michele Santoro, ci ha fatto capire in modo chiarissimo cosa è una destra de’ noantri, per così dire. Una destra lepenista che, saldandosi con le posizioni irresponsabili del sinistro Stefano Fassina, santifica il greco Alexis Tsipras, avvalorandone le deliranti e irresponsabili tesi.

D’altro canto, occorre aggiungere, la pasionaria della Garbatella, da navigata professionista della politica, sa bene che il suo partitino può al massimo consolidare la piccola nicchia di consensi di cui gode, con l’unico obiettivo di portare una pattuglia di inveterati anti-europeisti in Parlamento. Per questo motivo, consapevole che la linea del suicidio collettivo che ella propone solo per un miracolo potrà raggiungere la stanza dei bottoni, la presidente di Fratelli d’Italia si può permettere il lusso di spararle grosse, solleticando la pancia di un Paese tradizionalmente molto poco incline a far di conto.

Tanto è vero, al pari del nuovo premier greco, la sua parola d’ordine è “contrastare in ogni modo il – presunto – rigore europeo” in nome di una ambigua sovranità nazionale la quale, guardandosi bene dal definire nei dettagli, nella sostanza si declina nel vivere bellamente alle spalle di qualcun altro. Nella fattispecie alle spalle dei partner più produttivi e virtuosi della zona euro.

Per dirla in termini ancor più comprensibile ai più, la Meloni e la vasta Armata Brancaleone degli italioti che si sono scoperti adoratori di Tsipras propongono di utilizzare il suffragio universale come una sorta di bancomat i cui costi dovranno essere scaricati sul bilancio comunitario. Quindi, per questi profeti del fallimento, il voto serve unicamente a legittimare le insostenibili propensioni dei popoli mediterranei a condurre un’esistenza ben al di sopra delle proprie economie. Nella mitologia di questi sacerdoti del deficit-spending le urne costituiscono una sorta di moderne cornucopie dalle quali far scaturire per magia immense ricchezze da redistribuire ai propri elettori.

Più voti e più sei ricco, questo in estrema sintesi il messaggio che caratterizza la “nuova” destra meloniana. Lo stesso messaggio che i greci di Tsipras, in questi ultimi giorni, si sono visti rigettare a muso duro da un’Europa che comincia ad essere stanca di finanziare le spese elettorali di un Paese fallito. Fallito per aver truccato i conti per molti anni, con l’unico scopo di utilizzare la permanenza nella moneta unica come una carta di credito con plafond illimitato. Ma tutto questo alla Meloni & company sembra essere sfuggito.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:16