Il comportamento miserabile del Governo

Aumento dei costi delle frequenze televisive e svolta giustizialista sui provvedimenti anticorruzione. Folgorata dalla rottura del Patto del Nazareno, la maggioranza ha dato un doppio schiaffo a Silvio Berlusconi. Con la destra ha picchiato sulle frequenze, con la sinistra sulla giustizia. Non è stata una grande dimostrazione di stile. Più da miserabili che da cavalieri antichi. Ma il punto non è lo stile di un Esecutivo e di un Presidente del Consiglio che evidentemente ne hanno poco. Il punto è che questi atti da miserabili hanno conseguenze pesanti. Quello sulle frequenze riguarda le aziende di Berlusconi. A cui viene lanciato il messaggio mafioso di convincere il proprietario ad arrendersi a discrezione. Quello sulla giustizia, ben più grave e drammatico, riguarda tutti i cittadini. Il reato di falso in bilancio non sarà perseguibile in seguito a querela di parte nelle società non quotate, ma sarà perseguibile d’ufficio. Ad esso seguiranno le misure premiali per i collaboratori di giustizia nella lotta alla corruzione, l’aumento delle sanzioni e dell’allungamento dei tempi della prescrizione. Queste modifiche al disegno di legge sull’anticorruzione tanto invocate da Raffaele Cantone e dall’Associazione Nazionale Magistrati seguono il filo di un disegno strategico rivolto ad estendere all’intera società italiana la legislazione emergenziale antimafia riveduta e corretta in chiave anticorruzione.

Il Governo, in sostanza, ha rotto ogni indugio e ha deciso di avviare una riforma della giustizia ispirata al giustizialismo più estremo. Quello che nell’impostare la lotta contro la corruzione come una riedizione della lotta antimafia trasforma di fatto tutti i cittadini in presunti mafiosi ed attribuisce definitivamente all’Italia il titolo di terra di mafia. Il falso in bilancio perseguibile d’ufficio significa esporre ogni singola azienda a quella obbligatorietà dell’azione penale che nel tempo si è tragicamente trasformata in insindacabile licenza per i pubblici ministeri di perseguire chiunque. Quale azienda può pensare di operare e di svilupparsi con una spada di Damocle di questo tipo sulla testa? A sua volta, l’allungamento dei termini di prescrizione non serve a bloccare le manovre dilatorie degli avvocati nella fase processuale (il 70 per cento delle prescrizioni scatta nella fase delle indagini). Serve più drammaticamente a consentire ai magistrati di tenere aperta ad libitum la fase dell’indagine con conseguenze devastanti sulla vita dei cittadini colpiti dalla presunzione di colpevolezza.

Tenere in piedi il Patto del Nazareno avrebbe bloccato questa tragica deriva giustizialista destinata a trasformare lo stato di diritto in stato di polizia? Nient’affatto. Forse avrebbe frenato ma non interrotto questa marcia forzata verso lo stato autoritario. Senza patto si può almeno salvare la coscienza e denunciare la follia emergenziale che stringe alla gola il Paese e rischia di strangolarlo. In nome di una falsa legalità!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:33