Dal Patto del Nazareno al recupero dei disillusi

La denuncia del Patto del Nazareno rimette Forza Italia in sintonia con il suo elettorato. Chi sostiene che gran parte dei votanti per il partito di Silvio Berlusconi si sia ormai trasferito nel campo di Matteo Renzi, dà corpo alle sue speranze ma non tiene in alcun conto della realtà. Non esiste un solo dato concreto che dimostri la trasmigrazione di fette consistenti di elettorato dall’area moderata a quella del Partito Democratico. Le uniche indicazioni attendibili risalgono al voto europeo dello scorso anno e dimostrano che il quaranta per cento ottenuto da Renzi non è dipeso dalla conquista degli elettori del centrodestra da parte del Premier, ma solo dalla scelta di una larga parte del mondo moderato di disertare i seggi elettorali e di rifugiarsi nell’astensione.

Il problema, allora, per Forza Italia e per le altre formazioni dello schieramento alternativo alla sinistra non è di riconquistare chi ha cambiato campo, ma di recuperare chi ha manifestato disillusione e scoramento ma non ha scavalcato e difficilmente scavalcherà il confine che divide l’area liberale e popolare da quella statalista e post catto-comunista.

Per compiere questo recupero, ovviamente, non basta aver denunciato il Patto del Nazareno. E non serve neppure passare dall’opposizione troppo costruttiva a quella pregiudizialmente distruttiva. Il percorso delle riforme che servono al Paese non va abbandonato. Ma solo a condizione che le riforme in questione servano effettivamente ai cittadini. Vanno ostacolate e combattute quelle che servono solo a Renzi ed alla sua strategia volta a diventare il proprietario esclusivo della politica italiana.

La battaglia con cui Forza Italia ed il centrodestra può sperare di riaccendere gli entusiasmi sopiti dei disillusi non è quella contro le riforme, ma è quella contro la vocazione autoritaria messa in continua mostra da Renzi e che minaccia i valori di libertà e di democrazia della Costituzione repubblicana.

Questa battaglia può essere condotta in molti modi diversi. Farla con le urla non serve ed è controproducente. Ma portarla avanti ribadendo che le riforme servono alla comunità e non all’“uomo solo al comando” è assolutamente sacrosanto!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18