Le riforme di Renzi Marchese del Grillo

Ma si può realizzare una riforma istituzionale che finisce col concentrare nelle mani di una sola persona il massimo del potere esecutivo del Paese quando la stessa persona dimostra di voler usare il potere applicando costantemente la regola dell’“io decido e tu ti adegui”?

Ora Matteo Renzi, dopo aver fornito una dimostrazione del suo metodo di confronto con alleati e non in occasione della vicenda del Quirinale, sollecita il Nuovo Centrodestra da un lato e Forza Italia dall’altro ad andare avanti sulle riforme. Ma proprio nel momento in cui lancia la sua sollecitazione chiarisce che lui andrà avanti lo stesso anche in caso di defezione del Ncd e di FI. E che, in ogni caso, le riforme da realizzare non possono essere discusse. Sono quelle da lui stabilite: prendere o lasciare.

La riprova che la regola dell’“io decido e tu ti adegui” non è occasionale ma abituale e viene dalla vicenda del decreto sulla riforma delle banche popolari. Nessuno ha capito quali fossero gli elementi di necessità e di urgenza che hanno giustificato l’uso del decreto legge per realizzare la riforma. Forse la necessità e l’urgenza di qualche speculazione borsistica da parte di ben informati operatori finanziari? Sta di fatto che il decreto è stato varato senza alcuna discussione preventiva. E adesso che da più parti si chiede di approfondire la questione prima di passare alla definitiva conversione in legge del decreto, il Presidente del Consiglio chiude l’argomento annunciando di essere deciso a mettere la fiducia. Cioè azzittisce chi si permettere di chiedere un confronto con la minaccia di andare alle elezioni anticipate.

A parte ogni considerazione sull’importanza che Renzi attribuisce al decreto sulle banche popolari e che lo spinge ad agitare l’arma totale della crisi e del voto per far passare una riforma tutto sommato marginale (ma forse la speculazione finanziaria non è stata marginale), c’è da riflettere attentamente sul comportamento del Premier. La sua non è spinta riformatrice, è smaccata prepotenza. Una prepotenza da Marchese del Grillo (“io so’ io e voi non siete un cazzo!”). Che apre uno scenario estremamente inquietante per il futuro di un Paese in cui una riforma costituzionale ed una riforma elettorale avranno eliminato ogni peso e contrappeso e consegnato il potere assoluto all’emulo del Marchese del Grillo in versione Alberto Sordi ispirato a sua volta al Re di Trilussa.

Riflettere su questo rischio non significa frenare il cammino delle riforme. Significa semplicemente ribadire che le riforme vanno fatte a beneficio di tutti e non a vantaggio di uno solo, per di più sfacciatamente prepotente!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18