L’integrazione per   l’unità della sinistra

Da marcia contro il terrorismo a marcia contro il lepenismo. Non ci hanno messo molto i dirigenti del Partito socialista francese e delle altre forze politiche della sinistra d’Oltralpe ad indirizzare nell’alveo della politica domestica i due giorni di terrore parigino provocati dai componenti di una cellula di islamisti nati in Francia ma votati al martirio in nome del Profeta e della lotta all’Occidente oppressore.

Non si è trattato di una novità. Prima della marcia francese trasformata in manifestazione anti-lepenista c’è stata la marcetta milanese organizzata dal Pd meneghino e da “Emergency” per usare il “Je suis Charlie” come un’arma polemica contro il lepenismo all’italiana, cioè il leghismo di Salvini.

Le due manifestazioni indicano con chiarezza come la preoccupazione principale della sinistra europea tradizionale di fronte alle crescenti minacce provenienti dal mondo dell’estremismo islamista non sia quella di elaborare una risposta efficace al terrorismo. Ma, al contrario, sia quella di reagire con la massima energia al pericolo di vedere le proprie tradizionali posizioni di potere travolte dalle forze politiche che cercano di cavalcare l’onda della preoccupazione popolare per la guerra all’Occidente proclamata dal mondo islamico fondamentalista.

Questa reazione indica con chiarezza che la sinistra europea considera la destra radicale più pericolosa del terrorismo islamico. Hollande teme più Marine Le Pen che le cellule dormienti dei martiri antioccidentali annidiati nella comunità musulmana francese. Lo stesso avviene in Italia, dove Pd e sinistre varie fanno quadrato contro il presunto “razzismo” leghista. Il tutto in piena sintonia con i comportamenti del resto delle sinistre europee in preda alla paura di subire le conseguenze non della guerra di religione proclamata unilateralmente dai terroristi islamisti ma dell’avanzata delle destre decise a sfruttare fino in fondo le tensioni che questa guerra provoca nelle popolazioni europee.

Il “Je suis Charlie”, dunque, non è più lo slogan con cui unire l’Europa nella difesa dei propri valori di libertà. Ma è diventato il pretesto per una inedita riedizione dell’unità della sinistra compiuta in nome dell’ideologia dell’integrazione da contrapporre alla ideologia della identità. Una volta il pretesto ideologico per ricompattare la sinistra era l’antifascismo, poi è stato l’antiamericanismo, infine il pacifismo. Ora è l’integrazione. Ma il risultato che si vuole raggiungere è sempre lo stesso: la perpetuazione della propria posizione di potere nella società. Magari con il sostegno dei voti degli immigrati da integrare o già integrati.

I lepenisti francesi e quelli italiani ed europei sentitamente ringraziano. Più la sinistra si arrocca negli schemi del passato più loro possono sfruttare la realtà del presente. Una realtà dominata dalla consapevolezza crescente dell’opinione pubblica europea che mentre la sinistra si preoccupa di se stessa la guerra diventa sempre più dura.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09