Corruzione/decrescita  infelice ed autoritaria

La minaccia di combattere la corruzione con la bomba atomica della confisca dei beni, non solo per i colpevoli ma anche per i loro eredi, avrà un solo effetto. Quello di spingere chiunque abbia un minimo patrimonio ad affrettarsi a trasferirlo all’estero per salvare se stesso ed i propri discendenti dal rischio di confisca. Questo significa che chiunque abbia un patrimonio nasconda obbligatoriamente qualche atto di corruzione? Nient’affatto, anche se la cultura prevalente nel Paese avallata da un cattolicesimo terzomondista sganciato dalla realtà continua a sostenere che la proprietà sia un furto e che ogni grande patrimonio nasca sicuramente da una grande ruberia, non è ovviamente vero che un proprietario sia necessariamente un corrotto.

La stragrande maggioranza di chi ha costruito negli anni un’azienda, grande o piccola che sia ed è riuscito a raggranellare un qualche gruzzolo e ad investirlo in case, terreni, titoli o quant’altro, ha puntato sul proprio lavoro e sulle proprie capacità e non sulla corruzione. Ma il problema non è l’origine del patrimonio, su cui, comunque, la cultura prevalente fa scattare sempre e comunque il principio di colpevolezza. Il problema è l’incertezza che promana dal sistema giudiziario vigente; un sistema che può produrre indifferentemente massimo rigore o massimo lassismo ma che non assicura mai al cittadino una qualche sicurezza sia per quanto riguarda le garanzie, sia per quanto riguarda le pene, sia per quanto riguarda il giudizio.

Agli occhi di un qualsiasi cittadino il sistema giudiziario nazionale è un campo minato di cui si sono perse le mappe. Chi vi finisce dentro può saltare da un momento all’altro per qualsiasi motivo e se riesce ad uscirne vivo deve ringraziare non la legge, ma la fortuna. In queste condizioni di assoluta precarietà, in cui un magistrato può applicare la futura legislazione anticorruzione e procedere alla confisca dei beni per l’imputato e per tutte le generazioni successive ed un altro fare il contrario, nessuna persona di buon senso può ragionevolmente pensare di poter continuare a vivere ed andare avanti nel campo minato. Quando la demagogia al potere spinta da un giustizialismo ottuso ed illiberale avrà prodotto la legge anticorruzione fondata sull’arbitrio, tutti i forcaioli inneggeranno alla perfetta riuscita dell’operazione ma nel frattempo il malato o sarà morto o sarà fuggito dalla sala operatoria.

La corruzione non si combatte con la presunzione di colpevolezza di tutti i cittadini, ma riducendo drasticamente i centri di spesa ed operando in massimo di controllo su quelli rimasti. Puntando sulla sola repressione si riesce soltanto ad accelerare il processo di declino di una società in cui la progressiva limitazione delle libertà individuali costringe a scegliere tra perire o fuggire. All’avvento del fascismo solo un numero ristrettissimo di oppositori al regime decisero di abbandonare il paese e riparare all’estero. Ma era l’epoca delle frontiere e delle società chiuse. Nell’epoca in cui le frontiere e le società sono aperte e globalizzate il fenomeno potrebbe essere più ampio e provocare nel tempo il depauperamento definitivo del Paese.

I teorici della decrescita ne sarebbero soddisfatti: potrebbero brindare all’avvento della società pauperistica da loro tanto auspicata. Ma la decrescita sarebbe illiberale, autoritaria ed infelice. E farebbe esplodere l’intero campo minato!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27