L’indecente spettacolo mediatico-giudiziario

Io non so se la madre del piccolo Loris Andrea Stival sia colpevole o innocente, io so per certo che l’indecente spettacolo che il sistema mediatico-giudiziario sta offrendo sulla tragica vicenda è indegno di un Paese civile.

Stiamo infatti assistendo ad una sorta di ordalia collettiva, dominata da un crescente delirio colpevolista, alimentato ad arte da una buona parte dell’informazione, sempre pronta a speculare su vicende di questa natura. E la prova che oramai i media abbiano assunto un ruolo sproporzionato in troppi casi di giustizia è fornito dall’influenza che questi ultimi esercitano, soprattutto nelle fasi che precedono i processi in tribunale, anticipando e influenzando con le loro tesi fondate su pure congetture le mosse dei vari inquirenti. Da questo punto di vista il barbaro omicidio del bambino di Santa Croce Camerina sembra costituire la summa delle tante cacce alle streghe che in questi ultimi anni hanno alimentato la concorrenza degli ascolti televisivi.

Come in molti altri recenti casi, si è cominciato a dar voce ad ogni forma di sospetto che potesse vedere coinvolta Veronica Panarello, profittando anche a piene mani di una forte ostilità pregressa nutrita dalla sua famiglia d’origine. Ostilità pregressa gettata come benzina sul fuoco di un crescente risentimento popolare orientato alla ricerca di un colpevole da immolare sul sacro altare della vendetta. Dopodiché, si è passato all’uso micidiale di una paroletta una volta tipica del linguaggio infantile, ma che oggi appartiene all’arsenale degli irresponsabili stregoni degli ascolti: bugia. Un termine apparentemente innocuo che, tuttavia, viene sempre più utilizzato a mo’ di grimaldello mediatico-giudiziario per scardinare ogni ragionevole dubbio, soprattutto in chi è propenso a bersi le pozioni colpevoliste che i vari talk-show criminologici, per così dire, propinano loro.

In sostanza, normali imprecisioni, falsi o cattivi ricordi, semplici dimenticanze e quant’altro vengono immediatamente rubricate dai cultori delle ordalie mediatico-giudiziarie al livello di pure bugie. Bugie le quali, dopo un altro salto lungo salto logico, vengono esibite come prove inconfutabili di colpevolezza e trasformate in un vero e proprio mantra, ad uso e consumo di programmi televisivi e telegiornali.

Ovviamente, a corollario di questi spettrali spettacoli di pubblica disinformazione, le interviste di parenti, amici e semplici passanti, i quali si sono formati un’idea dei fatti basandosi sulle stesse distorsioni televisive, entrano nell’infernale gioco per confermare l’irragionevole mancanza di dubbi. Ed è per questo che, di fronte a questi indegni linciaggi morali, alimentati ad arte da un’informazione pronta a passare chiunque nel tritacarne, personalmente mi schiero senza sé e senza ma con il coraggioso difensore della signora Panarello, il quale ha sin dall’inizio puntato il dito contro il tam-tam mediatico che si stava scatenando contro la sua cliente. “La mia assistita è stata indagata mediaticamente quando non era indagata, e adesso spero che non venga condannata mediaticamente prima del processo”, ha correttamente protestato l’avvocato Villardita all’indomani dell’arresto della sua assistita.

Ma a giudicare dalla folla di cavernicoli colmi di odio che, assetati di sangue, hanno atteso l’arrivo della madre di Loris nel carcere di Catania, direi che la sentenza mediatica sia stata già scritta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:23