Tantissime promesse,   ma nessuna riforma

Sono trascorsi dieci mesi dalla nascita del Governo dei miracoli, ma il quadro economico e finanziario che caratterizza il Paese è sempre più pericolante. Nonostante le svolte epocali promesse da Matteo Renzi, il quale non perde occasione per ricordarci che il suo compito è quello di cambiare l’Italia alla radice, archiviamo un altro mese - ottobre - con un sensibile calo della produzione industriale. Ciò dimostra ancora una volta che le misure dei rottamatori, pur se presentate con una martellante propaganda in stile mussoliniano, non hanno sortito alcun effetto su un sistema sempre più avvitato nella micidiale spirale che, ahinoi, la nostra sparuta schiera di osservatori liberali si sforza di sottolineare: eccesso di spesa pubblica, di tassazione e di indebitamento. Una condizione, in estrema sintesi, che rende l’Italia una sorta di landa desolata per qualunque forma d’impresa, così come il summenzionato dato sulla produzione industriale conferma ancora una volta.

D’altro canto, se il motore economico della terza potenza europea continua a perdere colpi, a fronte di una politica che invece non ne vuole sapere di ridurre i costi proibitivi del suo intervento, il combinato disposto della mancata crescita e dell’inevitabile tensione sul nostro colossale indebitamento rischia di spazzare via in breve tempo ogni residua speranza di evitare il fallimento del Paese.

Per questo motivo il Governo Renzi sta ricevendo da tempo i preoccupati avvertimenti dei più importanti organismi internazionali, tutti sostanzialmente orientati verso una linea che riduca sensibilmente l’esposizione di uno Stato che si ostina a vivere ben oltre le proprie possibilità. Ovviamente per adottare i provvedimenti necessari, onde rimettere in carreggiata l’Italia, così come fece la Germania una decina di anni orsono, occorrerebbe il coraggio e la visione di un vero statista, rivolgendosi alla cittadinanza con il linguaggio amaro della verità, anziché nascondersi dietro una densa cortina fumogena di falsi annunci e di speranze infondate.

Su questo piano l’ammonimento del capo della Commissione europea Jean-Claude Juncker, circa le inevitabili conseguenze negative per l’Italia nel caso sempre più probabile di uno sforamento del deficit, appare del tutto pleonastico. Dato infatti il crescente nervosismo dei mercati finanziari, se Renzi & company proseguiranno imperterriti nella politica del tanto fumo e niente arrosto, mirando solo alla popolarità, ci penseranno questi ultimi a ripristinare dolorosamente per tutti il sano principio di realtà, ponendo una pietra tombale sui deliri di onnipotenza dei signorini soddisfatti al potere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:21