La “diretta” dei farisei dell’anticorruzione

Come accadde durante l’epoca oscura di Tangentopoli, la vicenda della cosiddetta fascio-mafia della Capitale ha immediatamente fatto scattare l’indignazione speciale dei sanculotti dell’informazione televisiva, farisei de La7 in testa. Per questi nostalgici dei Tribunali rivoluzionari e della Santa Inquisizione, la presunzione d’innocenza non vale per nessuno quando c’è un’inchiesta che coinvolge affari e politica.

Nella loro visione di duri e puri, sempre attenti tuttavia agli ascolti ed alla raccolta pubblicitaria, un avviso di garanzia corrisponde automaticamente ad un giudizio di condanna già passato in giudicato. Ma non basta, a mio avviso il danno che costoro contribuiscono a produrre nella cultura politica di questo disgraziato Paese è ancor maggiore delle pur riprovevoli gogne mediatiche messe regolarmente in scena.

Nella visione teletrasmessa dei vari Mentana, Panella, Formigli, Gruber, Santoro, Gabanelli, Iacona & company, si cerca fortemente di far passare l’idea, fuorviando buona parte dell’opinione pubblica, secondo la quale senza il citato intreccio corruttivo tra affari e politica i cittadini sarebbero tutti più felici e senza problemi di reddito e di occupazione.

In un confuso coacervo di scemenze, nel quale l’economia e la chimerica giustizia sociale si fondono con il loro giustizialismo d’accatto, questi segreti cultori di rivoluzionari libretti rossi si battono strenuamente dietro una telecamera per l’instaurazione di un sistema politico sempre più fondato sull’intervento pubblico e nel contempo mondato da ogni forma di corruzione e malaffare. La possibilità che possa esserci invece una relazione diretta tra lo stesso malaffare e una presenza eccessiva della politica e della burocrazia nella società non gli passa nemmeno nell’anticamera del cervello. Il modello di riferimento è quello di uno Stato sempre più invasivo che tutto controlla ed a tutto provvede, rinverdendo i fasti di tramontati regimi dell’Est che ancora grondano sangue.

Nemici giurati del più sano dei conflitti d’interesse, ossia quello che si basa sul libero scambio tra individui consenzienti, questi paladini dell’informazione forcaiola continuano ad annunciare il prossimo avvento di un sistema pubblico rigenerato nel quale la politica, pur controllando una colossale quota di risorse appartenenti alla collettività, faccia finalmente gli interessi di tutti spendendo i quattrini degli altri. Dopodiché gli asini potranno pure volare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25