Il Premier rottamatore e la sua solita nenia

Ospite dell’intervista domenicale condotta da Lucia Annunziata su Rai 3, il premier Matteo Renzi ha sostanzialmente ripetuto per oltre mezz’ora il suo oramai ben noto mantra politico. Un vero e proprio disco rotto di banalità e aria fritta che si potrebbe così sintetizzare: la linea politica dell’ottimismo della speranza.

Sebbene, come avverte l’antico detto, chi di speranza vive disperato rischia di morire, il signorino soddisfatto che occupa Palazzo Chigi non perde occasione mediatica per ricordarci che l’Italia è un grande Paese con enormi potenzialità e che, pertanto, il suo compito principale è quello di ricordare ad un popolo volenteroso che può farcela ad uscire dalla crisi. Nel frattempo, aggiunge, egli conferma la sua ferma intenzione di cambiare le cose a forte velocità, emulando il cantore della rivoluzione d’ottobre, Vladimir Majakovskij, quando annunciava con parole di fuoco l’avvento della società nuova: “Cittadini, oggi la vita rifaremo sino all’ultimo bottone!”.

Solo che finora, per quel che possono sperimentare gli italiani, soprattutto quella moltitudine esclusa dai provvidenziali bonus elettoralistici ideati dal furbetto di Firenze, nulla di nuovo sembra accadere sul drammatico fronte occidentale di una tragedia di sistema che sembra aggravarsi ad ogni giorno che passa, nonostante le sue altisonanti promesse. Incapace di affrontare i veri nodi che stanno affossando il Paese, eccesso di spesa pubblica e insostenibile tassazione, il Presidente del Consiglio si è oramai incamminato, peraltro con maggior efficacia teatrale, sulla strada di altri incantatori di serpenti del recente passato, confidando nelle sue inesauribili risorse illusionistiche. E se una volta il richiamo ottimistico era incentrato sui ristoranti pieni e sull’alto numero di telefonini posseduti dagli italiani, oggi si punta sull’orgoglio nazionale, esortando il popolo a mettere da parte ogni timore ed a lanciare il cuore oltre l’ostacolo.

Rimboccarsi le maniche e affrontare le difficoltà a testa bassa, questo è in estrema sintesi il messaggio che Renzi ha ribadito dall’Annunziata. Peccato però che nel frattempo il Parlamento continui a collocare sul futuro prossimo di produttori e consumatori tutta una serie di bombe fiscali ad orologeria che il Mandrake toscano evita abilmente di ricordare durante le sue lunghe predicazioni televisive. Bombe a orologeria sotto forma di sinistre clausole di salvaguardia che nel giro di pochi anni porteranno, in assenza di significativi tagli di spesa, le già proibitive imposte indirette ad un livello impressionante, con l’Iva al 25,5 per cento.

Ma questi sono solo dettagli, enfatizzati ad arte dai gufi che si oppongono al cambiamento. Per un grande e coraggioso popolo di santi, navigatori e poeti anche un’imposta sul valore aggiunto del 30 per cento sarebbe una bazzecola. Nell’universo parallelo della dimensione renziana, in cui alla più grande riduzione di tasse mai realizzata corrispondono continue mazzate tributarie, tutto è possibile. Nel nuovo mondo dei rottamatori le leggi della fisica e della matematica non esistono.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:23