L’indebita ingerenza della Bce negli affari interni dell’Italia

L’affermazione dell’ex presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, con cui ricorda di avere inviato, nell’agosto del 2011, la lettera al governo eletto italiano presieduto da Silvio Berlusconi “perché gli investitori stranieri non avevano più fiducia nel Paese” è, in termini processuali, una confessione che andrebbe perseguita in sede giudiziale.

Trichet, intervenendo a Firenze ad un’iniziativa promossa dall’Osservatorio permanente giovani/editori, si è espresso così davanti a giovani studenti che partecipavano al progetto “Il quotidiano in classe”. La lettera allora inviata dalla Bce all’Italia è stata l’illegittima interferenza operata nei confronti e contro un governo legittimo di uno Stato sovrano. Si ricordi infatti che il 5 agosto del 2011 il governatore uscente della Bce, Jean Claude Trichet, e quello in pectore, Mario Draghi, hanno inviato al governo italiano in carica una lettera segreta indicando una serie di misure da attuare al più presto e subordinando all’ottemperanza di quelle condizioni e misure il sostegno stesso della Banca centrale europea, attuato attraverso l’acquisto massiccio di titoli italiani sul mercato secondario. La “missiva” ha rappresentato, oltre che una assoluta novità, una sicura illegittima ingerenza negli affari interni di un Paese sovrano.

La lettera, per il tenore e il suo contenuto, si è palesata quale un atto sovversivo di un ordinamento democratico in quanto, con essa, ci si è arrogati un diritto di iniziativa legislativa imponendo ad un governo in carica di uno Stato sovrano, quello italiano, di porre in essere provvedimenti di legge nel senso indicato dalla lettera medesima. Ad oggi tuttavia non risulta che l’ex presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet e il governatore della Banca d’Italia dell’epoca, Mario Draghi, siano stati sottoposti ad indagini (Draghi per tradimento verso il proprio Paese). La lettera specificava le misure ritenute urgenti per evitare il collasso dell’Italia e dell’euro, precisamente misure per accrescere il potenziale di crescita, per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, di correzione del bilancio, clausola di riduzione automatica del deficit e stretto controllo sulla assunzione di indebitamento, anche commerciale, e delle spese delle autorità regionali e locali.

Jean Claude Trichet in questi giorni ha anche affermato che un’analoga lettera fu inviata anche al governo spagnolo, chiedendo di prendere urgenti misure e approvare riforme proprio perché “non c’era più fiducia” nei confronti dei due Paesi. “Senza qui-pro-quo, senza trattative, senza discussioni - ha sostenuto Trichet - abbiamo inviato con una lettera le nostre valutazioni della situazione italiana e il consiglio direttivo della Bce decise di intervenire sui mercati. Questo ormai è storia”. Tali parole da perseguire giudizialmente danno bene l’idea di questa Europa, a parole dei popoli, nei fatti un reale oligopolio completamente mancante di qualsivoglia legittimazione popolare. Alla Bce sono burocrati, per lo più di estrazione bancaria, che nessuno ha mai eletto, non certo i cittadini europei, e che destabilizzano Stati sovrani europei e loro governi legittimi e legittimamente eletti. Riguardo al merito di quanto affermato da Trichet, la risposta che sorge spontanea è: perché, con la vostra lettera, gli investitori stranieri hanno avuto maggiore fiducia in un’Italia o in una Spagna che hanno ceduto obtorto collo la propria sovranità, rinunciando alle proprie regole democratiche? Si può capire quanto Trichet sia in grado di comprendere bene l’evoluzione politica italiana dalla valutazione che dà della riforma del lavoro, il Jobs act, che, ha sostenuto, “migliorerà la flessibilità del lavoro e la capacità di adattarsi a un mondo che cambia molto rapidamente”. Posto che in Italia, con il Jobs act non cambierà niente, se non in peggio, è bene lo si informi del fatto che ciò che mancherà sarà soprattutto il contrasto alla disoccupazione di massa, cioè ciò a cui lui dice sia necessario porre rimedio, in Italia come in Francia.

Draghi, attuale presidente della Bce, autore anch’egli insieme a Trichet della missiva destabilizzante contro l’Italia, è bene che tenga presente che anche se i motivi che lo inducono a ripetere l’affermazione che l’euro è irreversibile è comprensibile, dato che un numero crescente di persone non ci crede e un presidente della Bce non può dire diversamente, il ricorso alle sole parole non basta, occorrono fatti. È necessario cioè che, dopo l’affermazione del whatever it takes, al fine di garantire la stessa sopravvivenza dell’euro, si cambi innanzitutto lo statuto della Bce. Bisogna cioè modificare lo statuto per parificarlo a quello delle principali banche centrali del mondo dato che, senza statuto adeguato, la Bce è unicamente istituto di emissione come lo sono state le banche italiane che emettevano moneta cartacea e che, alla fine dell’ottocento, sono state riunificate e trasformate in banche centrali. Oggi la Bce, in base allo statuto che le è stato assegnato, è infatti un’istituzione monca e incapace di svolgere le funzioni che dovrebbe svolgere. Ovviamente, al contrario, secondo Trichet, “la Banca centrale ha tutte le caratteristiche e le possibilità che una banca centrale indipendente, con una missione di stabilità, deve avere”. Sostiene di avere a suo tempo acquistato titoli di stato greci e irlandesi nel 2010 e italiani e spagnoli nell’agosto 2011, “nel rispetto dello statuto, nell’interpretazione adeguata dello statuto, perché la politica monetaria non era stata trattata in maniera adeguata in alcuni Paesi dell’area euro”. Ha detto quindi di non vedere impedimenti a fare tutto il possibile per mantenere la stabilità generale dei prezzi.

L’impedimento principale è invece dato dal fatto che, se non ci sono e non si rispettano più regole condivise democratiche comuni, ma solo quelle di chi le fa per sé, arrogando a se stesso il potere di decidere sprovvisto di qualsivoglia rappresentanza e rappresentatività, questa Europa sarà presto “altra” rispetto a quella intesa del suo stesso popolo.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 16:33