Salvini e Berlusconi,   l’alleanza obbligata

La notizia che Marine Le Pen ha ottenuto da una banca russa un prestito di 9 milioni di dollari da impiegare nella campagna elettorale del prossimo anno, quella in cui il Front National si accinge ad entrare contando su un ampio vantaggio sulle altre forze politiche, impone una previsione del futuro scenario politico italiano completamente diversa da quella effettuata fino alla scorsa settimana.

Prima del voto regionale in Emilia Romagna ed in Calabria si dava per scontato che il futuro della politica italiana sarebbe stato segnato solo ed esclusivamente da Matteo Renzi. Sia nel caso la legislatura fosse andata avanti fino alla sua scadenza naturale, sia che si fosse interrotta nella primavera prossima per elezioni anticipate, nessuno dubitava che Renzi sarebbe stato il protagonista assoluto ed inamovibile della scena nazionale.

Dopo il voto emiliano, che ha dimostrato l’esistenza di una profonda ed incolmabile frattura tra il Premier e la base più tradizionalmente fedele del proprio partito, questa certezza ha incominciato ad incrinarsi. E ora, se si aggiunge a questa incrinatura la facile previsione che il finanziamento di una banca vicina a Putin renderà ancora più sicura la marcia trionfale di Marine Le Pen alle elezioni francesi del prossimo anno, si arriva alla logica conclusione di considerare non più scontato l’avvento in Italia di un regime segnato dal monopartitismo renziano.

Una sempre più possibile vittoria elettorale del Front National (Putin ed i suoi banchieri non sembrano abituati a puntare su cavalli perdenti), è destinata a cambiare sia gli equilibri europei, sia gli equilibri interni italiani. La coabitazione con l’Eliseo ancora occupato da Hollande potrà frenare ma non fermare la spinta lepenista contro l’euro e l’egemonia tedesca. E non è assurdo immaginare che più il futuro governo francese premerà per una radicale revisione dei Trattati Ue, più si creerà anche in Italia una spinta sempre più forte nell’identica direzione.

Il successo della Lega di Salvini in Emilia Romagna va inquadrato in questa prospettiva. Non è solo il primo passo per ottenere il ribaltamento a proprio favore dei rapporti di forza all’interno del centrodestra. È anche l’avvisaglia di una sfida tra un lepenismo all’italiana, ancora tutto da definire ma già in via di formazione, ed una sinistra ferma all’europeismo tradizionale e lacerata da un Renzi incapace di comprendere le difficoltà che si corrono se si vuole cambiare il proprio blocco sociale di riferimento nel bel mezzo di una crisi sociale senza precedenti. Tutto questo non significa che dopo le elezioni francesi e dopo la prevedibile vittoria della Le Pen sostenuta da Putin, la partita politica italiana si giocherà solo tra Renzi e Salvini. Il primo non è detto che riesca ad arrivare per quella data ancora saldo al Governo e con un Pd unito. Il secondo avrà comunque bisogno, sempre che voglia sul serio puntare a governare il Paese per allinearlo ad una Francia decisa ad uscire dalla crisi ridiscutendo l’euro, di trovare alleati per questa battaglia di portata storica.

Il tema dei prossimi mesi, allora, è come il centrodestra arriverà al momento in cui gli scenari europei cambieranno provocando cambiamenti anche nel cortile interno italiano. Un tema che vede la Lega in crescita ma Forza Italia sempre e comunque indispensabile per dare vita ad uno schieramento alternativo al renzismo ora declinante. Berlusconi, in sostanza, può ancora dire la sua!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:20