Un Paese che “frana” ogni giorno che passa

Le annunciate catastrofi ambientali di questi ultimi tempi sono in qualche modo la rappresentazione plastica di un sistema Paese sostanzialmente sfasciato. Sfasciato in primo luogo da una politica ultra-statalista la quale, pur controllando una quota di risorse a dir poco colossale, non garantisce quasi nulla, fatti salvi gli enormi e molto parcellizzati interessi economici che ruotano intorno alla medesima politica.

Un Paese imbarazzante che non riesce a mettere in sicurezza praticamente nessuna zona a rischio idrogeologico, ma si permette il lusso – tanto per fare un esempio sulle cronache questi giorni – di elargire stipendi da nababbo a oltre 300 dirigenti dei musei siciliani (un numero quasi doppio rispetto a quelli in servizio nell’intero ministero dei Beni culturali), lasciando gli stessi musei chiusi il sabato e la domenica per “mancanza” di personale.

In sostanza si regalano vitalizi, privilegi, posti al sole e mancette elettorali con l’unico scopo di ottenere consenso, o mantenere quello acquisito, all’interno di un Paese che precipita letteralmente a valle, con buona pace di chi ancora crede alle fandonie dei vecchi e nuovi pianificatori democratici. E quando una politica arriva a spendere 830 miliardi all’anno, ovvero il 55 per cento del reddito nazionale, lasciando però il territorio e le relative infrastrutture al livello del far west, ciò dimostra che è la stessa politica il problema.

Per questo motivo le continue prediche del Premier Renzi – come l’ultima espressa dall’Australia all’indirizzo delle Regioni – servono solo a fare propaganda, ma non spostano di una virgola un colossale problema sistemico che non si può certamente risolvere con le chiacchiere e gli annunci. E se nel caso non lo avesse ancora compreso, bisognerà che qualcuno spieghi al giovane rampantello, il quale occupa Palazzo Chigi, che il coccio rotto di uno Stato assistenziale e burocratico non si riattacca perseguendo la fallimentare ricetta del cosiddetto “Governo migliore”.

Un Governo che, in realtà, attualmente può e sa fare solo due cose con grande perizia e bravura: tassare e redistribuire. Un Governo che tende ad occuparsi di troppe cose, secondo un modello statalista sempre più fallimentare, anziché concentrarsi proprio su alcuni ma essenziali compiti, tra cui quello di impedire che il clima devasti l’ambiente fisico di una società già ampiamente distrutta da decenni di intrusione pubblica a tutti i livelli.

Fino a quando la massima preoccupazione di qualunque Presidente del Consiglio sarà legata all’esigenza di allargare la platea dei soci vitalizi della nostra democrazia acquisitiva di Pulcinella, la molto desiderabile salvaguardia del territorio resterà solo una bella intenzione. Primum i voti, deinde philosophari.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25