Il polverone del nulla alzato dal Premier

Contravvenendo ad un famoso moto di Abramo Lincoln, il Premier Matteo Renzi continua imperterrito ad ingannare tutti per tutto il tempo, alzando densi polveroni propagandistici e inventando nemici da abbattere sulla via della felicità.

Ma a giudicare dall’indignata reazione del neo-presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, alle smargiassate del politico fiorentino, sembra proprio che dalle parti di Bruxelles si stia cominciando a pesare con precisione il riformismo di pastafrolla di un leader che, in quanto a chiacchiere, è in grado di muovere i treni. Un leader di un Paese il quale, conti alla mano, si presenta in Europa con le classiche pezze nel sedere (economia depressa, deficit in risalita e debito pubblico a rischio di esplosione), ma che si permette il lusso di dare dei burocrati agli uomini i quali, con tutti i limiti che vogliamo trovare, fanno parte dell’unico organismo politico, ossia l’Unione Europea, in grado di mettere un freno all’insensata linea del tassa, spendi e indebitati che sta portando avanti il capo dei rottamatori.

E che Renzi rappresenti l’ultimo grido in fatto di deficit-spending è testimoniato dal suo ossessivo richiamo, allorché si trovi al cospetto dell’Europa, al famoso 41 per cento raccolto alle elezioni continentali, ricordando agli altri partner di rappresentare il partito con i maggiori consensi dal Manzanarre al Reno. Tuttavia, sebbene il meccanismo di utilizzare l’appoggio di forti minoranze organizzate per espropriare le risorse altrui funzioni perfettamente in Italia, come dimostra l’ennesima spremitura fiscale messa in atto dagli attuali sacerdoti del cambiamento; tra Stati sovrani appare ben più difficile prendere i voti a Roma per farsi aggiustare i conti a Berlino. Almeno fino a quando non si sarà realizzata la chimerica unità politica dell’Europa, l’idea molto italiota di farsi finanziare il regime delle cicale dai partner più virtuosi resterà nell’inferno delle buone intenzioni.

D’altro canto, la tanto bistrattata linea del rigore europeo, contro cui si scaglia a giorni alterni Renzi – stimolato in questo da un’opposizione italiana francamente impresentabile – per noi non rappresenta affatto un capriccio politico dei presunti euro-burocrati. In realtà i “cattivoni” di Bruxelles costituiscono una sorta di valvola di sicurezza, mettendo in guardia il Paese in merito alle catastrofiche conseguenze che un ulteriore allentamento dei nostri già molto laschi limiti di bilancio provocherebbe sui mercati finanziari. Mercati finanziari contro i quali, nel caso di una fuga in massa dai titoli di Stato italiani, gli anatemi propagandistici proprio non funzionano. Renzi è avvertito.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24