Un dibattito surreale a   base di falce e martello

Sabato scorso l’Italia ha vissuto una surreale rappresentazione di ciò che resta del dibattito politico. In modo plastico, abbiamo assistito alla contrapposizione a distanza tra la Cgil e le varie frattaglie di sinistra, che in questo momento storico sembrano rappresentare l’unica opposizione credibile alla marea montante del renzismo, e l’imbarazzante apoteosi della Leopolda, vero e proprio fasto trionfale per un premier il quale, volendo essere gentili, finora ha prodotto solo chiacchiere e annunci, oltre a proseguire sulla strada di una democrazia fallimentare che si compra il consenso a colpi di spesa pubblica. Ma a gridare allo scandalo di un signore che parla di epocali tagli delle tasse che non esistono, senza uno straccio di riforma strutturale per contenere la spesa pubblica, non ci sono gli esponenti di un blocco moderato e liberale in grado di rappresentare gli interessi dei ceti produttivi. Nulla di tutto ciò.

Ad opporsi ferocemente alla linea di cartapesta del Governo Renzi troviamo i residuati bellici di una sinistra operaista ed anticapitalista la quale, efficacemente interpretata dagli slogan della Camusso, Fassina, Cuperlo, Vendola e compagnia cantante, vorrebbe ostacolare la politica parolaia del premier invocando più Stato, più spesa pubblica e, conseguentemente, più tasse immediate o future.

Ora, sul piano del consenso questo forte raggruppamento di anti-renziani, diretta emanazione culturale del vecchio Pci, tende sempre più a chiudersi nel serraglio dei cosiddetti garantiti, facendosi interpreti di una evidente opzione conservatrice volta a sostenere il mondo dei pensionati e dei lavoratori sindacalmente protetti. Tuttavia, su questa linea novecentesca sono destinati ad essere sbaragliati dalla falsa impostazione innovatrice dell’ex sindaco di Firenze, la cui comunicazione politica è in buona parte rivolta ad attrarre l’interesse di quella vasta platea di cittadini privi delle tradizionali protezioni sociali: i cosiddetti invisibili, precari e partite Iva su tutti.

Ma nel contempo, come dimostra l’ostinata decisione del Premier di non togliere neppure un centesimo al più costoso sistema previdenziale d’Europa, Renzi fa di tutto per rassicurare i milioni di beneficiari del nostro fallimentare Stato burocratico e assistenziale che il perimetro delle prestazioni garantite dalla mano pubblica verrà addirittura ampliato, concentrando l’azione dell’Esecutivo su una illusoria e molto consolatoria lotta agli sprechi. Parola magica, quest'ultima, piuttosto efficace per tacitare le ansie di chi si è costruito un posto al sole, caricandosi sulle spalle della collettività, all’interno di uno dei tanti carrozzoni pubblici finanziati dalle tasse e dai debiti.

Sta di fatto che, almeno fino a quando durerà l’attuale, relativa tranquillità sui mercati finanziari, di fronte all’ecumenismo politico-economico espresso dallo showman di Palazzo Chigi i suoi oppositori del raggruppamento ex-comunista non hanno alcuna speranza di vittoria. In questo particolare momento della nostra repubblica delle banane la linea post-democristiana, stile botte piena con moglie ubriaca, di Matteo Renzi è destinata a fare strame dei nostalgici della falce e martello.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25