
Ma a che serve una manovra in cui il sacrosanto taglio dell’Irap, di cui però beneficeranno solo le grandi aziende, viene coperto da un aumento del deficit ed il resto viene recuperato da un sostanziale aumento delle tasse? Al Paese no di certo. Perché chi verrà subissato di nuovi aumenti dalle tasse locali che faranno evaporare con gli interessi gli ottanta euro e chi scoprirà ai suoi danni che il Tfr in busta paga si risolve in un aumento dell’Irpef, non avrà alcun beneficio dalla legge di stabilità presentata dal Presidente del Consiglio con un entusiasmo talmente esagerato da risultare decisamente trombonesco.
A beneficiare dell’operazione sarà solo lo stesso Presidente del Consiglio. Che potrà continuare a vantarsi di aver compiuto “la più grande riduzione di tasse che abbia mai fatto un governo repubblicano”, sperando non tanto di convincere l’Europa a chiudere un occhio sull’ennesimo aumento del debito pubblico, quanto di conservare la propria popolarità ed il proprio consenso in vista dei futuri sviluppi politici gravati sempre di più dall’eventualità di elezioni anticipate a primavera.
Parafrasando Renzi, siamo dunque alla più grande operazione demagogica ed elettoralistica della storia repubblicana. Nella speranza del Premier di ottenere ancora successo di pubblico dalla sua strategia fatta da annunci che nascondono il nulla o la semplice continuità con la strategia del semplice galleggiamento degli esecutivi degli anni della crisi. E nella piena consapevolezza di chi ha un minimo di esperienza e conoscenza dei fatti reali che la tanto decantata manovra non contribuisce neppure per un’inezia al superamento della recessione e delle difficoltà crescenti della società italiana.
Ma il dramma non è solo che il Governo Renzi non riesca ad effettuare una inversione di tendenza rispetto ai governi di Letta e Monti e sappia solo imitare in negativo la finanza creativa di Tremonti. È che anche la consapevolezza di chi sa come l’entusiasmo trombonesco di Renzi equivalga all’allegra orchestra del Titanic condannato all’affondamento, viene tenuta nascosta o ridimensionata all’insegna del “non disturbare il manovratore”.
Il conformismo e la piaggeria di gran parte dell’informazione nazionale, di buona parte degli accademici e dei vertici burocratici delle grandi strutture pubbliche stanno anestetizzando il Paese, rendendolo sempre più inconsapevole del rischio di collasso che incombe in misura sempre più forte.
Questo processo di addormentamento delle coscienze è sicuramente funzionale al disegno del Premier di predisporre tutto per una partita elettorale decisiva per le sue personali fortune. Ma infiacchisce la società nazionale rendendola impreparata ad un aggravamento della crisi preannunciato dagli infiniti segnali provenienti dal resto dell’Europa e del pianeta.
Da adesso in poi, in sostanza, visto che il Governo non è riuscito a realizzare riforme strutturali in grado di mettere in sicurezza il Paese, basta qualsiasi emergenza, dall’Ebola allo spread, per provocare una caduta rovinosa. Renzi pensa di poter reagire a questa eventualità andando alle elezioni anticipate sbandierando gli 80 euro ed il Tfr truffaldino. Ma forse sbaglia i calcoli. Il conformismo e la piaggeria dei consapevoli non può soffocare la sensazione crescente degli italiani di essere presi per i fondelli. E la reazione dei delusi può essere sorprendente!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27