Luigi de Magistris e la legge Severino

La legge o il voto? Fino a quando è stato magistrato e ha svolto le funzioni di pubblico ministero inquisendo ministri ed un Presidente del Consiglio (Romano Prodi), Luigi de Magistris non ha avuto subbi di sorta. Per lui la legge era e doveva essere al di sopra di tutto. E la legittimazione proveniente dal consenso popolare non poteva in alcun modo avere una qualche preminenza sulle norme di legge, anche quelle discutibili o ritenute sbagliate.

Cambiato ruolo, de Magistris ha cambiato anche convinzione. Il consenso popolare e la legittimazione democratica che produce non possono essere scavalcate e prevaricate dalla legge. Tanto più quando o la norma in questione è sbagliata o la sua applicazione è il frutto di errore o malanimo dei magistrati. Per cui, pur dovendo sottostare alla sospensione imposta dalla legge Severino, l’ex pm sostenitore del primato assoluto della legge e della categoria che l’amministra, non si dimetterà dalla carica di sindaco di Napoli e continuerà a svolgere le sue funzioni passando dal Palazzo alla strada per mantenere e rinsaldare la legittimazione popolare ottenuta al momento della sua elezione.

Posta in questi termini, la vicenda di de Magistris si presta, come sta avvenendo, ad ogni genere di commento. Da quelli semplicemente indignati a quelli in cui la riprovazione si mescola con il sarcasmo e con l’ironia. Tutti, comunque, tendono a sottolineare la contraddizione vivente impersonificata da un personaggio che da magistrato era giustizialista e che da sindaco è diventato garantista e che dopo aver invocato l’immediata e rigida applicazione della legge Severino per Silvio Berlusconi, legittimato senatore dal voto popolare, ora che si trova a subire la stessa sorte del Cavaliere ha trovato un modo per aggirare la norma della Severino in nome del consenso e dell’affetto dei suoi concittadini.

Ma è riduttivo e semplicistico liquidare la faccenda all’insegna del “chi la fa l’aspetti”. Perché i problemi posti dal caso de Magistris non si risolvono dando del “narcisista” e del cialtrone al pm pentito ed al neo-sindaco di piazza. Il problema del rapporto tra legge e consenso democratico, tra magistratura e politica, continua ad essere il nodo irrisolto della vita pubblica del Paese. Ed è destinato a rimanere tale almeno fino a quando una vera riforma della giustizia non tornerà a fissare il giusto equilibrio dello stato di diritto tra chi le leggi le deve applicare e chi le deve creare per mandato popolare.

Ma accanto a questo problema generale c’è anche quello particolare che riguarda la costituzionalità della legge Severino. Che è il frutto di una cultura giustizialista divenuta egemone anche grazie alle forsennatezze dei vari de Magistris e che di fatto schiaccia e cancella in un sistema fondato sulla rappresentanza elettorale ogni forma di legittimità espressa dal libero voto.

Chi ha osato denunciare l’incostituzionalità e la gravità della legge Severino ai tempi del caso Berlusconi è stato accusato di “garantismo peloso”. Ora il caso de Magistris ripropone prepotentemente la questione. Senza peli di sorta!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29