Il giovane paladino e   le narrazioni del nulla

Mi sembra sempre più evidente che il premier Matteo Renzi miri a costruirsi l’immagine di indomabile paladino del cambiamento, contrapponendosi alla palude della cosiddetta conservazione.

Per questo motivo da mesi assistiamo a continui scontri tra il giovane rottamatore e presunti nemici del citato cambiamento, in cui è sempre Renzi a scegliersi il campo di battaglia, annunciando a raffica tutta una serie di riforme che regolarmente si impantanano, lasciando spazio ad altri proclami.

In questo modo, senza quasi colpo ferire, lo scaltro politico fiorentino sembra riuscire ad accreditare presso un popolo sempre più confuso la percezione, a mio avviso più falsa dell’ottone, di una titanica lotta tra una sorta di renzismo rivoluzionario e i soci vitalizi di un sistema politico-burocratico arroccati a difesa dei loro privilegi.

In tal modo egli, osservando i negativi risultati dei suoi primi mesi di Governo – sotto la spada di Damocle di eventuali nuove tensioni sui nostri titoli di Stato – potrà staccare la spina del Parlamento nel momento più opportuno, attribuendo tutta la responsabilità di un fallimento annunciato alla citata palude della conservazione. Tutto questo con l’obiettivo di potersi presentare alle prossime elezioni nel ruolo di favorito, evitando di ricordare al Paese che quando fece le scarpe ad Enrico Letta giurò solennemente che non ci sarebbero state vie d’uscita tra un clamoroso successo e, in caso contrario, il ritiro dalla scena politica, il tutto condito con il classico “ci metto faccia”.

Ma evidentemente il buon Renzi, secondo una concezione pirandelliana della politica, possiede una molteplicità di volti da esporre sul difficile mercato del consenso. Nel frattempo sta per iniziare il lungo e defatigante iter parlamentare della legge di stabilità, ex manovra finanziaria, con al centro un colossale buco di 20 miliardi di euro, che potrebbe lievitare a causa della recessione in atto, da riempire.

Certo, se al posto dei quattrini ci si potessero mettere le narrazioni del nostro presidente del Consiglio, non ci sarebbero problemi di bilancio di sorta. Solo che, come dimostra l’andamento di una economia in caduta libera, tenuta a galla da un ulteriore contabilizzazione del sommerso, sul piano dei conti le chiacchiere, come si suol dire, stanno maledettamente a zero.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:23