Renzi fa danni anche quando si rifugia all’estero! Ma perché i politici italiani insistono nell’inviare, da luoghi remoti, segnali trasversali ad amici e avversari - che siedono in comodissime poltrone del Bel Paese - parlando di torbide vicende di casa nostra, a gente che non solo non ha interesse a conoscerle (perché ignora gli “arcana misteri”, che ci contraddistinguono), ma che, per di più è lì convenuta per avere un’opinione autorevole del Governo italiano su faccende che la riguardano? Il nostro “amato leader” è, forse, andato nella patria di Twitter, per trovare la pietra filosofale, che tramuti le sue buone intenzioni in… fatti concreti? Perché, delle due l’una: o ci fa, o è proprio lui! Però, debbo dire che faccia tosta e una dose robusta di tecnica affabulatoria, di certo non mancano al “caro leader”. A proposito: messer Matteo, la vedrei molto meglio con una grigia divisa stile nordcoreano, piuttosto che in camicia bianca e pantaloni neri, che fa tanto venditore di commercio.
Mi chiedo, e le chiedo, rispettosamente, signor Presidente del Consiglio: la sua mano destra sa ciò che fa la sua gemella di sinistra? No, perché, detto “inter nos”, io l’avevo avvertita perbenino, quando ella vinse il superenalotto di Palazzo Chigi: senza elezioni politiche anticipate, vostra majesty si sarebbe trovata con un Parlamento bersanian-berlusconiano, in cui i conservatori di sinistra si sarebbero comportati come briganti maremmani, disseminando di trappole i suoi provvedimenti (?) di riforma. Stendo un velo pietoso su ciò che penso, in merito alla preparazione e alla caratura politica dei suoi ministri. L’Europa le ha imposto Padoan, e meno male! Lei ha iniziato a guardare il mondo a testa in giù, fin dai suoi esordi. Ha pensato che fosse sufficiente abbaiare alla luna, perché, d’incanto, si dissolvesse, senza emettere un solo fiato, quella miriade di lobby, d’interessi parassitari stratificati da decenni, o sparisse la Trimurti sindacale, e che lor signori facessero tutti un passo indietro, rinunciando a privilegi medioevali, e a rendite indecenti di posizione? Ha davvero pensato, per un solo attimo, che tutti costoro, per il bene del Paese, mettessero in disarmo i sistemi di bloccaggio di cui dispongono, e che ci qualificano come la vergogna dell’Occidente?
Prenda la riforma del lavoro. Quanto ci metterà la Corte Costituzionale a farla a pezzi, così com’è? Ma perché, chiedo, le cose che Lei propone sono sempre in fieri, con i testi scritti appena abbozzati, nascosti in qualche cassaforte delle sue segreterie, e non c’è mai nulla di netto, di tranchant, nel bene e nel male, da ostentare all’Opinione Pubblica? Lei parla di “minoranza” del suo partito (tipo riserva indiana), che potrebbe, eventualmente, schierarsi contro l’attenuazione delle garanzie dell’articolo 18 per i neo assunti, che lei sostiene da tempo, volere “a tutele crescenti” (ma, certe cose non sono panna montata, signor presidente!). Peccato che intellettuali del calibro del professor Ainis le abbiano formulato obiezioni di assoluto buon senso, sul fatto che una certa misura debba essere uguale per tutti: se l’articolo 18 ha da essere abolito, che lo sia “erga omnes”! Ma c’è ancora un “ma”, in proposito: altrove, in altre legislazioni europee, si lascia al giudice ampia facoltà di decidere tra reintegro ed equo indennizzo, in caso di licenziamento del lavoratore.
Qui, se lo facessimo, come lei sa benissimo, ci troveremo di fronte ad una tradizione della magistratura italiana estremamente garantista (per la sua prevalente tradizione di sinistra), nei confronti di chi perde il lavoro, in quanto, da noi, i giudici, ahimè, non possiedono una ferrea cultura di tipo economico, in grado di contemperare obiettivamente gli interessi e le condizioni di mercato, sul quale operano le aziende, rispetto alle rivendicazioni del lavoratore dipendente. Lei, mi pare, ha organizzato una riforma “costituzionale” del Senato, che grida vendetta, confondendo, per di più, i diritti della (sua) maggioranza, con quelli dell’opposizione. E che altro vorrebbe dire, infatti, quel suo “chiedere il referendum confermativo”, se non far coincidere le funzioni incompatibili di “controllato-controllore” nella sua persona partitica, quando questo tipo richiesta è stata concepita, esclusivamente, ad appannaggio di chi quella riforma la avversa?
Un altro suo cavallo di battaglia è l’invocazione di “Zero Burocrazia!”. Bello slogan, convengo. Soltanto che, purtroppo, c’è di mezzo il mare di milioni di burocrati e delle loro immarcescibili dirigenze che, nel caso lei realizzasse un simile proposito, se ne dovrebbero o andare a casa, o sottoporsi a un ciclo intensivo di riqualificazione, abbandonando alle ortiche l’attuale mentalità parassitaria e i mille privilegi che, oggi, continua ancora ad offrire loro un impiego pubblico. Perché, come dicevo prima, “lei non può non sapere!”. Che cosa, in particolare? Primo: invece di fare riforme costituzionali incoerenti, Lei dovrebbe fare una e una sola riforma di sistema, che realizzi il grande sogno di moltissimi italiani, ovvero: l’equiparazione totale, sul piano dei diritti e dei doveri, tra impiego pubblico e privato! Certo, quel suo andamento fischiettante, la sua “faccia un po’ così” sembra ignorare (benché lei sia il patron supremo della macchina burocratica pubblica) che l’obbligo costituzionale del reclutamento per concorso dei pubblici impiegati nasconde, in realtà un orrore burocratico e spese pazze incontinenti, che Dio solo lo sa!
Esemplifico: per assegnare qualche decina di posti di lavoro pubblici, si bandiscono concorsi “monstre”, ai quali chiedono di partecipare decine di migliaia di candidati. Lascio immaginare a un buon padre di famiglia (la Costituzione dice che lei dovrebbe amministrare come tale il nostro Paese!), che abbia le tasche vuote, e sia oberato da debiti oltre ogni sua possibilità di ripianamento, che razza di follia sia mai questa! Per far fronte a questa marea umana, bisogna nutrire un’inutilissima, estremamente pletorica burocrazia di supporto, che gestisca bandi e garantisca lo svolgimento di concorsi. Con un peccato originale, a monte: vinceranno sempre i raccomandati di ferro della politica e della caste amministrative. Mascherando il tutto con la grande ipocrisia di fondo del ricorso al metodo democratico, per l’aggiudicazione del posto pubblico, attraverso un concorso aperto a tutti gli aspiranti, che siano cittadini italiani. Almeno, nei concorsi universitari si capisce benissimo quando si tratta di una semplice moina, per assegnare la cattedra a coloro per i quali era stato tutto deciso, ancor prima di confezionare il bando di concorso!
Secondo: quando lei parla di “nuvola” (intende, ovvio, l’iCloud dell’Apple, ma non lo può specificare, per non incorrere in pubblicità indebita) sa quel che dice? “Prima” della nuvola viene la realizzazione della banda larga (anche larghissima, volendo) su tutto il territorio italiano. E, scusi, in merito a che punto siamo? Ma lo sa, o no, che volendo rilanciare il lavoro giovanile, le sarebbe sufficiente consultare qualche proposta decente, del tipo di quella che, qualora venissero creati elenchi unici nazionali (per comparto e profilo professionale) di aspiranti a un impiego pubblico - il cui accesso sia vincolato a un’abilitazione specifica, e la graduatoria “numerica” sia ottenuta pesando adeguatamente esperienze lavorativi e titoli culturali/accademici - si potrebbe fare un “matching” automatico tra i posti/incarichi disponibili nelle pubbliche amministrazioni e posizioni in graduatoria, senza che la politica o le raccomandazioni possano influire minimamente sulle decisioni? Pensi alla rivoluzione nella sanità ad esempio, per l’assegnazione dei posti di direttore generale/amministrativo/sanitario. Ma no, davvero, continui pure così. Lei è un re nudo, lasci che glielo dica.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25