Oriana Fallaci, in memoriam

Il 15 settembre 2006 cessava di vivere Oriana Fallaci. Ci manca. Perché lei ha visto con lucida chiarezza quali pericoli si fossero addensati sull’Occidente. Soprattutto, quale futuro attendesse la nostra civiltà. La sua prosa ruvida, a tratti oltraggiosa, ha mostrato al mondo la minaccia del fondamentalismo islamico, che non è mai stata ipotetica ma sempre concreta.

Oggi, di fronte all’avanzata apparentemente inarrestabile delle armate dell’Is, la nostra opinione pubblica sta cominciando con una lentezza esasperante ad aprire gli occhi. Lo ha riconosciuto anche il santo padre, che certo non è l’ultimo venuto, che siamo in guerra. Non una guerra simbolica, ma una guerra vera fatta di stragi e di conquiste territoriali. Una guerra dove si uccide o si è uccisi. Noi occidentali facciamo fatica ad ammetterlo, eppure dovremmo.

Abbiamo commesso un errore colossale nel pensare che con la caduta del comunismo e con il trionfo della globalizzazione, trascinatrice dell’idea liberale del riscatto definitivo dell’individuo dal bisogno, fossimo giunti alla fine della Storia. Eravamo convinti che la nostra civiltà, varcato il punto di non ritorno, avrebbe potuto soltanto progredire e mai più arretrare. Evidentemente non era così. Da un’altra parte del mondo stava montando una marea che aspirava a farsi uragano, in grado di annientare gli antichi valori per imporre un nuovo ordine fondato sui principi non negoziabili dell’insegnamento coranico.

Si fa un bel dire, come fa il presidente Obama sbagliando ancora una volta, che l’Islam non c’entra con i jihadisti, che la religione dei musulmani non ha nulla in comune con le farneticazioni dei vari Al Baghdadi e dei suoi tagliagole. È vero il contrario. Ha ragione Magdi Cristiano Allam. Siamo in presenza di una minaccia devastante che ci viene da quelle terre dove una massa crescente, non di pazzi esaltati ma di convinti praticanti di una fede assoluta, ha trovato appagamento e motivazione ideale nella riscoperta di un’applicazione letterale del precetto islamico. Questo è il punto di snodo che fa da sostegno all’onda di “nazismo islamico”, come lo definiva Oriana Fallaci, con il quale, piaccia o meno, dobbiamo fare i conti. Finora i nostri governi sono stati colpevolmente accomodanti con coloro che dichiaravano senza pudore i loro fini escatologici: l’annientamento fisico degli infedeli e la sottomissione dei popoli della terra alla legge di Allah.

Abbiamo ciecamente stretto con loro patti di convenienza, facendo meschini calcoli di bottega, rincorrendo il pelo senza badare che stavamo segando da noi stessi il ramo su cui eravamo seduti. È accaduto in Afghanistan, negli anni Ottanta. Per colpire i sovietici abbiamo creato gli Osama Bin Laden e si sono visti i risultati. Ci siamo catapultati in Iraq per liquidare un tiranno, facendo di quelle distese desertiche il centro propulsore della nostra odierna rovina. Ci siamo inventati le “primavere arabe” per portare il caos e l’anarchia fino alle porte di casa nostra e ora ci meravigliamo di avere il nemico pronto a colpirci nel cuore della nostra civiltà. Abbiamo corteggiato emiri, califfi e monarchi arabi di ogni specie per comprare petrolio senza mai chiedergli in cambio che riformassero, contestualizzandoli all’odierno tempo storico, i principi giuridici e le regole sociali incardinati nella loro religione, perché anche l’economia e gli affari si sviluppassero in un contesto armonico di pacifica e civile coesistenza. Davvero pensate che non vi sia un nesso assiologico, ad esempio, tra la proibizione assoluta di esibire simboli cristiani nella gettonatissima Arabia Saudita e le invocazioni di morte dei tagliagole dell’Is?

Obama dice che l’Islam moderato è un’altra cosa? Bene! Che lo dimostrino. Ma con fatti concreti. Mettano mano, i proclamati discendenti del Profeta a una contestualizzazione del suo insegnamento. L’universo cristiano e quello ebraico, questo passaggio, nel divenire della storia, lo hanno compiuto. Se così non fosse stato, se avessimo anche noi deciso di applicare alla lettera la Bibbia e il Vangelo, saremmo giunti dove siamo? La nostra civiltà sarebbe quella che è? Staremmo ancora a provare se un ricco ce la fa a passare per la cruna di un ago. Aveva ragione Oriana, per trenta danari i nostri piccoli leader hanno replicato dieci, cento, “patti di Monaco”.

Fu Winston Churchill, a proposito dei contraenti di quell’infame patto, che disse: “Potevano scegliere tra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore. Avranno la guerra”. Con il “nazismo islamico” è accaduta la stessa cosa. Hanno negato e, pur contro ogni evidenza, continuano a farlo. Abbiamo la guerra. Prendete il caso recente di Angelino Alfano, il nostro imbelle ministro dell’Interno. Egli stesso ha riconosciuto che un pericolo d’infiltrazione terroristica giunge dal mare attraverso il flusso dell’immigrazione clandestina. Lo sappiamo. E cosa facciamo per prevenirlo? Nulla! Anzi, no! Qualcosa facciamo. Ce la prendiamo con quelli che gridano “Troia brucia” dandogli delle cassandre. Anche della Fallaci si è detto che era una cassandra. E non pochi sono stati quelli che hanno tirato un sospiro di sollievo quando lei se n’è andata. Troppo scomode le sue parole, troppo dolorosi i suoi schiaffi per poterli sopportare oltre.

Oriana ci ha lasciato tanto. Un tesoro di idee e di considerazioni che faremmo bene a sfruttare prima che sia tardi. Se n’è andata avendo visto abbastanza per gridare al mondo il suo dolore. La vita l’ha ricambiata non risparmiandole nulla se non un ultimo gesto di clemenza. Se n’è andata prima di vedere all’opera Obama nella sua amata terra d’America e un fiorentino, come lei, raccontare frottole dal balcone di Palazzo Chigi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19