Alfano e la santità   sulla pelle degli altri

Non sarà facile per Angelino Alfano trovare un compromesso con l’Unione europea sulla questione degli immigrati. Non solo perché il nostro ministro dell’Interno non vuole sconfessare e ripudiare una operazione come Mare Nostrum, sbandierata dalle autorità italiane come un luminoso esempio di comportamento umanitario e considerata dalle autorità europee come una “sorta di linea di traghetti informale tra Libia e Italia”. E neppure perché il triplo interesse del nostro Paese di conservare l’aureola di umanitarismo si scontra contro l’indifferenza europea per l’ostentata bontà nazionale italiana e la sua irritazione per l’ipocrisia utilitarista del nostro Paese.

La ragione principale delle difficoltà che Alfano è destinato a incontrare con l’Europa sulla questione degli immigrati è che il suo piano è minato da un vizio di fondo: dare per scontato che la sola e unica risposta possibile dell’Italia e dell’Europa al fenomeno dell’immigrazione di massa dalla sponda meridionale del Mediterraneo sia quella della accoglienza, magari meglio organizzata, ma sempre e soltanto indiscriminata.

Alfano, in pratica, a chi contesta all’Italia di aver realizzato con Mare Nostrum una “sorta di linea di traghetti informale”, vuole proporre di dare organizzazione e formalità alla linea di traghetti tra Libia e continente europeo. E non contento vuole anche che i costi dell’operazione vengano scaricati dalle spalle italiane per passare su quelle degli alleati europei e che il flusso dell’immigrazione possa espandersi in tutta la Ue, liberando l’Italia dal peso della vera accoglienza.

Nel proporre questa linea il nostro ministro dell’Interno non fa altro che sposare in pieno la linea umanitaria e religiosa dell’accoglienza deresponsabilizzata della Chiesa cattolica, arricchendola con la solita razione di furbizie utilitaristiche di stampo italiota. Ma si tratta di una linea realistica e accettabile dall’Europa quella che si fonda sulle pretesa di fare i santi sulla pelle e sui soldi degli altri?

Agli occhi dei Paesi europei dove il condizionamento della Chiesa di Roma non è dominante come in Italia, la contraddizione insita nella posizione di Alfano non è solo evidente ma anche irritante. Per rimuovere questo ostacolo non servono artifici diplomatici o trovate di stampo magliaro. Serve un piano diverso da quello proposto dal Governo italiano fondato sull’abbandono della linea dell’accoglienza indiscriminata (quella che punta a formalizzare i traghetti informali). Un piano che dovrebbe avere come ispirazione di fondo la convinzione che all’accoglienza indiscriminata va sostituita quella selezionata. E che l’unico modo per passare da un sistema all’altro è di bloccare i flussi d’immigrazione alla fonte creando aree di sostegno, di solidarietà, di istruzione e di sviluppo sotto l’egida delle grandi istituzioni internazionali, Onu in primo luogo.

Non si tratta di dare vita ai soliti campi profughi da collegare con l’Europa non con gli scafisti ma con le navi militari europee. Si tratta di aiutare concretamente i Paesi da dove fuggono i disperati a creare in zone delimitate condizioni di sicurezza e vivibilità garantite.

E se in questi Paesi, come in Libia, non esistono Governi in grado di gestire iniziative del genere, realizzare direttamente e autonomamente i territori della civiltà e delle speranza. Neocolonialismo? E se anche fosse?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:27