Sarà il caso che qualcuno incomincia a porsi il problema di come evitare che l’operazione “Mare Nostrum” non serva solo a dimostrare in maniera incontrovertibile la vocazione umanitaria e cristiana del nostro Paese, ma anche a favorire il passaggio del contagio di Ebola dal continente africano a quello europeo.
È inutile nasconderlo, infatti. Il rischio che lo sforzo condotto per salvare la vita delle migliaia di immigrati che rischiano di affogare nel Canale di Sicilia possa produrre come effetto collaterale l’allargamento della pericolosa epidemia dall’Africa all’Europa esiste ed è fin troppo concreto. Probabilmente non è per fronteggiare Ebola che da qualche tempo i soccorritori dei naufraghi non indossino le uniformi d’ordinanza, ma siano coperti dalle tute bianche previste per la guerra batteriologica. Sicuramente la misura, che prevede anche l’uso delle mascherine e dei guanti per i militari impegnati nei soccorsi, è stata decisa per evitare alcune delle malattie da tempo debellate nel nostro Paese, ma ancora attive nei Paesi di provenienza dei profughi. A partire dalla tubercolosi.
Ma, visto che in alcuni Paesi africani l’epidemia di Ebola ha incominciato a passare da uno stato endemico statico ad uno stato aggressivo ed espansivo, sarebbe opportuno che il ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, a nome del Governo, prendesse ufficialmente coscienza del pericolo assumendo tutte le misure atte a rassicurare l’opinione pubblica italiana e creando le condizioni per impedire lo sbarco del morbo nella nostra penisola.
La tesi secondo cui i flussi dei profughi vengono dal Medio Oriente e dall’Africa orientale mentre Ebola proviene e si estende nei Paesi dell’Africa centrale non tranquillizza affatto. La Libia, dove si concentrano gli immigrati prima della partenza verso l’Italia, non è in grado di esercitare alcuno controllo alle proprie frontiere. Non lo fa in uscita, non può farlo in entrata e, soprattutto, è troppo lacerata dai conflitti tra le milizie islamiche ed i signori della guerra per preoccuparsi di svolgere una qualsiasi azione di prevenzione sanitaria. Nessuno può garantire, dunque, che il territorio libico sia diventato o possa diventare una sorta di brodo di coltura non solo per ogni forma di avventurismo politico e militare ma anche di ogni virus più o meno letale.
Nascondere un pericolo del genere non significa garantire la prosecuzione dell'azione di accoglienza umanitaria. Significa, più semplicemente e brutalmente, nascondere la testa sotto la sabbia in attesa che un qualche accidente costringa a tirarla fuori in tragico ritardo sugli avvenimenti. L’accoglienza, infatti, se vuole essere efficace deve essere necessariamente gestita. Non farlo significa consapevolmente il rischio che l’eventuale scoperta di un caso di Ebola in Italia possa scatenare un’ondata di paura e di ostilità difficilmente controllabile contro ogni tipo di iniziativa umanitaria.
I problemi sul tappeto sono già troppi e tutti molto gravi e preoccupanti. Ed il governo Renzi non sembra particolarmente attrezzato ad affrontarli tutti. Prevenire quello di una epidemia indotta dall'ingresso di immigrati affetti dalla malattia sarebbe un modo per risolverne almeno uno. Ministro Lorenzin, se ci sei e non sei solo preoccupata di preparare il tuo futuro nella sinistra, che aspetti a battere un colpo?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:29