Governo-Cottarelli,   la rottura è vicina

A quanto pare, la sempre più traballante collaborazione tra il commissario alla revisione della spesa, l’ex funzionario del Fmi Cottarelli, e il Governo Renzi sembra volgere al termine. Attraverso un feroce scambio di valutazioni tra lo stesso commissario e il premier, è emerso chiaramente che Carlo Cottarelli ha i giorni contati nel difficile ruolo a cui lo aveva chiamato Enrico Letta; quest’ultimo serenamente defenestrato dal rampante leader dei rottamatori.

D’altro canto, come avevo più volte sottolineato su queste pagine, l’irresponsabile furore spendaiolo dei “nuovisti” che occupano la stanza dei bottoni non poteva che entrare in conflitto con un personaggio chiamato a svolgere un compito difficilissimo. Tant’è vero che proprio sul tema delle pensioni, oggetto di un mio precedente articolo, Cottarelli è letteralmente sbottato, scrivendo sul suo blog che si sta vivendo “una situazione paradossale in cui la revisione della spesa (futura) viene utilizzata per facilitare l’introduzione di nuove spese. Naturalmente possono sussistere mille buoni motivi per alcune nuove spese anche se, con riferimento all’ultima applicazione di questo nuovo approccio, la spesa per pensioni in Italia mi sembra già abbastanza elevata e la riforma delle pensioni era volta a contenerne la crescita”.

Ma in termini generali il commissario boccia la linea dell’attuale Esecutivo quando sostiene che “si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa” e “il totale delle risorse” già spese “prima di essere state risparmiate ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015”.

In soldoni, tutto ciò conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – la spregiudicata irresponsabilità politica di un Governo che soprattutto sul piano economico e finanziario continua pericolosamente a mettere, come si suol dire, il carro davanti ai buoi. È evidente che Renzi chiedeva a Cottarelli di aiutarlo a compiere il miracolo della moltiplicazione dei “pani e dei pesci”, onde poter contare su una congrua quantità di risorse da redistribuire in cambio di voti, anziché utilizzare gli eventuali risparmi per ridurre la più alta e feroce tassazione del mondo. È invece arrivata la dura presa di distanza del commissario alla spending review, che rappresenta, a mio avviso, un preoccupante segnale d’allarme nei confronti di una bizzarra politica del cambiamento la quale, incrementando ulteriormente i fattori che da tempo soffocano il sistema, non può che portarci molto rapidamente al disastro.

 

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24