Il Premier Renzi:   inesperto al potere

C’è chi si è esaltato perché il dialogo aperto tra Matteo Renzi ed i grillini avrebbe dimostrato che il patto del Nazareno non è affatto infrangibile. E chi si è emozionato all’idea che Beppe Grillo avrebbe fornito un segnale di debolezza, evitando di fare la solita faccia feroce contro il Presidente del Consiglio. Chi si accontenta di poter pensare che il Cavaliere stia finendo fuori gioco e chi si compiace delle fortune crescenti di Renzi, ha reagito all’incontro in streaming tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle godendo di queste personali soddisfazioni.

Ma il senso vero dell’incontro e del dialogo aperto tra i due maggiori partiti italiani non è affatto la prossima marginalizzazione di Berlusconi o la previsione che Renzi farà fare ai grillini la stessa fine di Sel. Se si vuole capire il vero ed unico segnale che è venuto dalla conversazione in diretta tra le due delegazioni, è necessario focalizzare l’attenzione su uno dei cinque punti indicati dal Presidente del Consiglio come base del confronto futuro. In particolare su quello in cui si stabilisce di attribuire alla Corte Costituzionale l’incarico di formulare un giudizio preventivo sulla nuova legge elettorale. Di fronte alla formulazione di questo punto, effettuata con la consueta rapidità verbale dal Premier, nessuno dei quattro componenti della delegazione del M5S ha avuto una qualche reazione. E neppure uno degli esponenti del Pd - dal capogruppo della Camera Roberto Speranza alla neoparlamentare europea Alessandra Moretti ed alla vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani - ha manifestato un qualsiasi fremito. Qualcuno avrebbe dovuto spiegare al frettoloso Presidente del Consiglio che la nostra Costituzione non prevede che la Corte Costituzionale possa formulare giudizi preventivi sulle leggi da portare successivamente all’approvazione del Parlamento. Perché, se così fosse, la Consulta svolgerebbe il ruolo legislativo che è proprio delle assemblee parlamentari. E non ci sarebbe alcun bisogno di tenere costose elezioni per mandare a Montecitorio ed a Palazzo Madama i rappresentati della volontà popolare. Basterebbe dare la funzione legislativa alla Corte Costituzionale e tutto si risolverebbe in tempi più brevi ed all’insegna della riduzione dei costi della politica.

La frettolosità con cui Renzi ha pronunciato la sua corbelleria ed il silenzio ossequioso con il quale tutti i componenti del tavolo hanno reagito, ha fornito il vero e più profondo significato politico dell’incontro. Che è l’inquietante conferma non tanto della ingenuità e della scarsa esperienza dei vertici del Pd e del Movimento Cinque Stelle, quanto della totale inadeguatezza di questi vertici rispetto ai problemi reali del Paese e, soprattutto, ai cambiamenti da apportare al sistema istituzionale nazionale. Fino all’altro ieri si era pensato che il nuovo gruppo dirigente del Pd, Renzi in testa, fosse formato da dilettanti abili ed armati di sacro zelo. E che quello del movimento grillino fosse formato da gente ancora più inesperta, ma piena di voglia di imparare in fretta. Dopo lo streaming dell’altro ieri si può affermare con certezza che a costoro mancano del tutto i cosiddetti “fondamentali”. Non sanno di cosa parlano ma lo fanno con arroganza e presunzione. A partire dal Presidente del Consiglio che, data la posizione in cui si trova, farebbe bene a mettere mano a qualche Bignami di Diritto costituzionale per avere una vaga idea delle questioni di cui si trova a trattare.

L’aver conquistato il quaranta per cento alle elezioni europee e la possibilità di poter parlare al telefono con Barack Obama non lo esime dalla necessità di conoscere ciò su cui vuole decidere. Perché se quel quaranta per cento si accorge di aver mandato l’incompetenza al potere può ripensarci fin troppo rapidamente!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:28