L’eterna illusione   chiamata Europa

Nel corso di una recente puntata di “Omnibus”, talk mattiniero che va in onda su La7, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sandro Gozi (nella foto), ha sciorinato un lungo elenco di cose che il Governo Renzi potrebbe fare se riuscisse a convincere l’Europa ad allentare i tanto bistrattati vincoli di bilancio.

Si tratta ovviamente della solita zuppa riscaldata che i politici di professione di ogni colore cercano di rivendersi per illudere il popolo circa le sorti certe e progressive del partito unico della spesa pubblica, al quale il new deal in salsa fiorentina sta offrendo un formidabile contributo.

Nonostante l’etichetta di rinnovamento che i vecchi e nuovi renziani tengono bene in mostra, le idee espresse da Gozi poggiano sugli stessi, fallimentari presupposti di sempre. Presupposti vetero-keynesiani che precludono ogni forma di ripresa economica al di fuori di una nutrita serie di investimenti pubblici. Da qui, visto che la spesa corrente italica assorbe una quantità colossale di risorse, l’esigenza di continuare all’infinito a fare ricorso ai prestiti onde sostenere una politica di stimolo in questo o quel settore che sembra rendere molto in termini di consenso.

Ovviamente, la possibilità che si possa raggiungere lo stesso obiettivo della ripresa attraverso una sostanziale riduzione delle imposte a tutti i livelli, a fronte di una pari diminuzione della spesa pubblica, non sembra passare nemmeno nell’anticamera del cervello nei rinnovatori del nulla che occupano Palazzo Chigi. Essi, guidati da un Renzi sempre più scatenato nelle chiacchiere, oramai sembrano puntare molto nella possibilità che il semestre europeo presieduto proprio dall’Italia ci porti in dote un allentamento dei succitati vincoli, in maniera tale da inondare di ulteriore liquidità un Paese soffocato dalle tasse e dalla burocrazia.

C’è però un piccolo problemino che già si comincia ad intravedere all’orizzonte. È più di una settimana, infatti, che soprattutto la nostra piazza finanziaria mostra segni di un certo cedimento. Ciò, come avevano previsto alcuni autorevoli osservatori in primavera, potrebbe preludere ad una ripresa delle turbolenze sul colossale debito sovrano dell’Italia, qualora i mercati a fine estate si dovessero rendere conto che nessuna riforma strutturale è stata effettivamente messa in campo dall’Esecutivo Renzi.

A quel punto le deroghe europee ad aumentare debiti serviranno a ben poco. Per convincere la platea interna ed estera dei finanziatori a prestarci altri quattrini non basteranno le favole; occorrerà invece alzare il rendimento dei relativi titoli, con tutte le catastrofiche conseguenze del caso. Le premesse, ahinoi, sembrano esserci tutte.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24