Il Governo e l’illusoria “semplificazione”

Proseguendo nella sua linea di attacco a 360 gradi, il Governo Renzi avrebbe deciso di procedere ad una drastica semplificazione del sistema fiscale. L’intento dichiarato è quello di rendere più facile la vita alla grande platea degli italici tartassati. Ci si riuscirà? Ho qualche dubbio in merito, al pari di molti altri annunci fin qui espressi dal sempre più ambizioso premier fiorentino.

Sul piano generale possiamo affermare che la cosiddetta giungla fiscale non è altro che una delle tante facce di una stessa medaglia che va sotto il nome di Stato assistenziale e burocratico. Trattandosi in sostanza di uno dei molteplici aspetti che caratterizzano la nostra democrazia di Pulcinella, anche la complessità della norma tributaria costituisce il portato oramai storico di un sistema basato sui due pilastri fondamentali delle tasse e della spesa pubblica.

Ora, dato che quote crescenti di consenso continuano ad essere conquistate attraverso la cosiddetta redistribuzione delle risorse, è ragionevole pensare che a monte della stratificazione della suddetta giungla fiscale, composta di una miriade di voci di entrata, vi sia la costante e affannosa ricerca dei vari Governi, locali e nazionali, ad inventarsi le più disparate forme di prelievo tributario. Tanto è vero che non da oggi i più avvertiti critici dei moderni sistemi democratici hanno sottolineato che in realtà, anche se in modo caotico e non pianificato, la complicazione fiscale e l’estrema parcellizzazione delle imposte risultano estremamente funzionali ai meccanismi del consenso medesimo, in quanto impediscono ai più di avere una esatta percezione dell’enorme quantità di risorse che la mano pubblica preleva ad ogni cittadino. In altri termini, per fare un esempio estremo, se fosse possibile istituire per tutti i cittadini una unica imposta, la quale nella sostanza dovrebbe grosso modo prevedere un esborso medio ben superiore alla metà del proprio reddito, potremmo assistere ad una generalizzata rivolta fiscale, con tanto di picche e forconi al seguito. Quindi ben si comprende che nessun sistema politico fondato sulla redistribuzione del 55 per cento del reddito nazionale avrebbe mai interesse a semplificare il relativo prelievo se l’idea è quella di lasciarlo inalterato o, come sta accadendo in questi ultimi anni, addirittura incrementarlo. A meno che non si abbia in animo di cominciare a ridurre l’attuale Stato leviatano affamando, come si suol dire, la famigerata bestia.

Solo in questo caso l’annunciata semplificazione renziana rientrerebbe in una logica plausibile. Il problema è che i fatti parlano diversamente. La valanga di nuove e complicatissime tasse sulla casa, sui patrimoni finanziari e sui veicoli sembra indicare che stiamo andando in una direzione catastroficamente opposta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:26