Il Governo migliore contro la corruzione

Dunque, come avevo già scritto su queste pagine, il Premier Matteo Renzi affida la lotta alla dilagante corruzione alla chimera del cosiddetto Governo migliore.

Un Governo il quale, anziché porsi il problema della giungla statale e burocratica in cui prospera il malaffare, aumenta il numero dei pubblici controllori. Da qui nasce la soluzione-spot dei pieni poteri, almeno sulla carta, dati al super commissario Raffaele Cantone, il quale avrà a disposizione un piccolo esercito di 300 collaboratori, oltre a 4 co-commissari per fronteggiare questo colossale problema. Ma considerando che viviamo in un sistema già saturo di enti che verificano, timbrano e autorizzano ogni cosa, non vedo come un ennesimo carrozzone pubblico possa migliorare una situazione generale figlia del medesimo sistema.

D’altro canto, occorre sottolineare, c’è una parte consistente dell’opinione pubblica, a cui Renzi sembra voler lisciare il pelo, che crede visceralmente nella relazione tra l’onestà di chi amministra la cosa pubblica e il benessere collettivo. È questa una derivazione molto persistente di una visione collettivistica della società, in cui si pensa che se per avventura si riuscisse a stroncare del tutto la corruzione, il Paese si trasformerebbe in un giardino fiorito e tutti saremmo più prosperi. Ciò significa, in estrema sintesi, che la ricchezza di una nazione non si basa sulle capacità economiche ed organizzative dei singoli e sulla loro spontanea iniziativa economica, bensì tutto dipende dall’onestà e dalla rettitudine di chi amministra quote crescenti di risorse pubbliche.

Quindi, sotto questo profilo non è importante se la quantità delle medesime risorse controllate dalla sfera politico-burocratica sia obiettivamente eccessiva; quel che invece conta è che dette risorse vengano spese in modo onesto e disinteressato. E così accade che in un sistema in cui la mano pubblica spende circa il 55 per cento del reddito nazionale, tassando persino l’aria, la soluzione individuata non passa per una graduale riduzione di un perimetro pubblico smisurato. Niente di tutto ciò. La soluzione per far funzionare le cose è, per l’appunto, quella del Governo migliore in senso lato. Un Governo che aumenta anche dal lato dei controlli la sua invasiva presenza, anziché cominciare a ritirarsi in buon ordine, limitando all’essenziale la sua presenza, secondo il paradigma molto liberale di uno Stato minimo.

Ancora una volta il giovane Presidente del Consiglio sembra curare uno dei tanti mali che affliggono l’Italia somministrando ad essa dosi ancor maggiori della sostanza che lo hanno causato o, in subordine, che ne hanno favorito lo sviluppo. In questo caso il groviglio di norme, di uffici e di relativi poteri. Proprio non ci siamo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24