I primi cento giorni del Governo sciamano

C’è una legge non scritta della politica italiana secondo cui ogni Governo tende ad esprimere il massimo della propria potenzialità riformatrice entro i fatidici primi cento giorni, dopodiché esso si trova quasi costretto a vivere o sopravvivere sull’abbrivio di quanto messo in campo.

Ebbene, anche l’Esecutivo guidato da Matteo Renzi si è già messo alle spalle questo, teoricamente molto fruttuoso, periodo di Governo. Tuttavia si fa una gran fatica a delinearne i contorni reali all’interno della densa coltre propagandistica che circonda il suo artefice fiorentino. Se andiamo comunque a stringere, al netto della valanga di proclami e di annunci succedutisi fin qui, siamo sempre fermi ai famosi ottanta euro e ad una ben poco encomiabile raffica di nuove tasse, suscettibili peraltro di ulteriore aggravamento se non dovesse funzionare la famigerata spending review.

Francamente un po’ poco rispetto a quel tanto auspicato cambio di passo che, secondo quanto promesso dal Premier, avrebbe dovuto portare ad una svolta epocale. D’altro canto, il Paese continua ad essere interessato da una crisi sistemica in gran parte generata da un sistema politico-burocratico eccessivamente invasivo e nulla che vada nella direzione giusta si intravede all’orizzonte.

E se il paradigma corretto per uscire dalla palude creata da un evidente eccesso di Stato dovrebbe basarsi sull’idea di un’amministrazione pubblica che gestisca l’essenziale, riducendo una pressione fiscale allargata e folle, nei suoi primi cento giorni il Presidente del Consiglio non ha fatto altro che proseguire nella linea – catastrofica per noi liberali incalliti – del cosiddetto “Governo migliore”. Un Governo che sia in grado di compiere il miracolo di mantenere l’attuale perimetro pubblico, o addirittura accrescerlo, rilanciando nel contempo un’economia in stato comatoso. Ovviamente per sostenere una siffatta impostazione occorre presentarsi al grande pubblico come una sorta di moderno sciamano, un alchimista postmoderno alla Paracelso, in grado di trasformare finalmente il piombo di una crisi sempre più profonda nell’oro di una ripresa economica a due cifre.

Per ora, vista la straordinaria conferma elettorale ottenuta da Matteo Renzi, il popolo sembra attribuire molto credito ad un uomo che ha fatto della speranza una sorta di nuova frontiera della politica, sconfinando nella mistica. Solo che da qui in avanti, in assenza di concreti e diffusi risultati, le chiacchiere e il fumo propagandistico cominceranno a far sentire i propri evidenti limiti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24