Il Premier fiorentino come un disco rotto

Terrorizzato dalla prospettiva di essere battuto da Beppe Grillo nelle elezioni europee, il Premier Matteo Renzi si è sempre più attaccato al tema degli 80 euro. Come un disco rotto, il giovane segretario del Partito democratico nei suoi ultimi interventi televisivi ha sostanziato la sua azione di Governo con questo (molto) discutibile provvedimento. E sebbene egli si sia sforzato di dimostrare che gli 80 euro rappresentino una misura strutturale, di fronte ai dati economici piuttosto negativi che stanno emergendo e ai nuovi inasprimenti fiscali in arrivo, sottolineati dai vari interlocutori, la sua sicumera non sembra più quella di qualche tempo fa.

D’altro canto, Renzi e i suoi sodali di Governo e di partito stanno ripetendo la pantomima di chi lo ha preceduto nel corso dell’intera Seconda Repubblica. Si affannano a spiegare al popolo ignorante col megafono che le cose stanno molto meglio rispetto a come le dipingono le opposizioni di turno e che, pertanto, occorre avere solo pazienza perché prima o poi l’azione dell’Esecutivo si dispiegherà in tutta la sua forza rigeneratrice. Il sol dell’avvenire è lì, dietro l’angolo. Si tratta solo di aspettarlo con fiducia.

Peccato però che, ci piaccia o no, l’elettore medio non decide di votare sulla base dei programmi – che nessuno legge – e delle rosee promesse dei maestri tutto chiacchiere e distintivo. Maestri fenomenali nell’utilizzare la cosiddetta media di Trilussa per convincere chi è senza lavoro o chi, soffocato dalle tasse e dalla burocrazia, che la rivoluzione del cambiamento è in marcia. L’elettore medio decide e vota sulla scorta della propria percezione. E se ad un produttore veneto, spinto a scegliere il Movimento Cinque Stelle dalla disperazione in cui versa il suo tessuto economico – l’ombra di quel tanto decantato miracolo del Nord-Est – mostriamo slide e grafici ottimistici, non possiamo che aspettarci una pernacchia di ritorno. Chi ancora tira la carretta in Italia avrebbe bisogno di ben altre prospettive che un’ulteriore redistribuzione di 80 euro – la quale peraltro non lo tocca direttamente – incerta negli effetti e nella durata. Prospettive di una graduale riduzione di uno Stato che costa il 55 per cento del reddito nazionale che, ahinoi, sta letteralmente mandando alla rovina l’intero sistema economico.

Ma il giovane Premier fiorentino, puntando tutto sull’effetto traino degli annunci, preferisce continuare ad illudere gli ingenui e gli sprovveduti che con 80 euro in più al mese, finanziati da nuove tasse e nuovi debiti, saremo tutti più ricchi e felici. Beato chi gli crede, perché suo sarà il regno dei cieli!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:22