
Nelle vicende pubbliche il potere non può essere mai separato dalla responsabilità e viceversa. Perché il potere senza responsabilità rischia di produrre abusi, mentre la responsabilità senza potere si trasforma facilmente nella foglia di fico di abusi altrui.
Non sbaglia, dunque, il neopresidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone quando dice che non ha alcuna intenzione di andare a Milano in gita turistica e chiede di avere i poteri necessari per sorvegliare il corretto funzionamento dei lavori di preparazione dell’Expo 2015. Se dopo l’inchiesta sugli appalti manovrati deve assumersi la responsabilità di non far ripetere “Tangentopoli 2”, deve avere i poteri necessari per svolgere adeguatamente il suo compito. Altrimenti rischia di diventare prima la copertura e poi il capro espiatorio designato non solo di nuovi scandali, ma dell’eventuale e nefasto fallimento dell’evento espositivo che dovrebbe rilanciare l’economia e l’immagine del Paese.
Tutte le massime autorità politiche nazionali, lombarde e milanesi si sono affrettate a rassicurare Cantone che le sue richieste verranno al più presto accolte. Ma, nella fretta di dimostrare in periodo elettorale il proprio impegno nella lotta alla corruzione e di scaricare la patata bollente dell’Expo nelle mani del magistrato sacrificale, hanno accuratamente evitato di prendere in considerazione alcuni aspetti nient’affatto marginali della questione. Il primo è che non è per niente facile ritagliare uno spazio di competenza tra i vertici e le strutture dell’Expo che debbono realizzare l’opera, le amministrazioni (comunale e regionale) che debbono presiedere e controllare il rispetto di tempi di realizzazione ormai strettissimi, la Procura che dopo aver acceso il faro sulla nuova Tangentopoli deve necessariamente continuare ad indagare e tenere sotto stretta osservazione lo svolgimento dell’evento. Nessuno dubita che una formula giuridica verrà trovata. Nel Paese degli azzeccagarbugli una formula giuridica si trova sempre! Ma il rischio di un accavallamento di competenze paralizzanti è più elevato che mai. Per non parlare del pericolo di conflittualità tra un superpotere esterno ad una Procura come quella milanese dove i conflitti sono ormai diventati una regola costante.
Il secondo aspetto è che i quattro componenti di vertice dell’Autorità Anticorruzione destinati a completare la squadra di Cantone debbono essere ancora designati. E che l’impresa non appare per nulla facile e rapida. A quali equilibri politici si rifaranno i partiti al momento di designare i prescelti? A quelli attuali o a quelli successivi al voto del 25 maggio? E come impedire che anche questa esigenza diventi motivo di polemica e ritardo in una vicenda che già soffre di paralisi progressiva?
Il terzo aspetto è rappresentato dalla lentezza con cui il Parlamento sta esaminando l’ennesima legge anticorruzione. Cantone ha già spiegato che non avrebbe alcun bisogno di un provvedimento del genere per svolgere il proprio compito. Ma il Governo, incalzato dai grillini, si sente in dovere di dimostrare il proprio impegno contro il malaffare moltiplicando leggi e pene assolutamente inutili. Ciò significa che anche questa vicenda diventerà un fattore di complicazione per l’attività di Cantone e per la preparazione dell’Expo.
Il quarto ma non ultimo aspetto riguarda infine una questione generale. Quella della duplicazione o della triplicazione di strutture che si realizza quando ad organismi pubblici già esistenti si affiancano le Authority, chiamate a svolgere il ruolo di controllori dei controllori. In questi casi, come dimostra l’esperienza precedente, a burocrazia si aggiunge burocrazia. Perché le Authority non sostituiscono nulla ma si aggiungono all’esistente (nel nostro Paese vale la regola contadina secondo cui “del maiale non si butta niente”). Con automatica dilatazione di quell’apparato burocratico clientelare che a parole si dice di combattere, ma che nei fatti si alimenta in ogni modo. E con nuovi e più ampi sprechi i quali, a loro volta, daranno il via alla creazione di un’Autorità anti-sprechi che allungherà ulteriormente il circolo perverso che uccide il Paese.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:25