Il Bel Paese che non cresce

Il dato è preoccupante, ma personalmente non mi stupisce affatto. L’Istat ha divulgato una stima economica sul primo trimestre del 2014 nuovamente in negativo, nonostante le rosee previsioni del Governo.

Dopo il mini rimbalzino dell’ultimo trimestre 2013, uno striminzito +0,1%, il quale faceva seguito a ben nove trimestri di fila col segno meno, i primi tre mesi dell’anno hanno fatto registrare l’ennesimo decremento. Un meno 0,1% che suona come un de profundis per un sistema economico sempre più sconquassato. E se la tendenza dovesse confermarsi anche nel resto del 2014, Matteo Renzi & soci dovranno rivedere molto i loro conti, dato che l’aumento di gettito previsto per coprire la loro stagione di spese pazze potrebbe restare una pia illusione.

Non solo, dal momento che l’economia si muove sulla base di fattori dinamici sia in un senso che nell’altro, la mancanza di quelle tanto auspicate riforme strutturali dal lato soprattutto della fiscalità, decisive per ridurre i costi delle imprese, unita ad un sostanziale incremento delle imposte - tasse sulla casa e sui patrimoni mobiliari su tutte - rischia di far collassare il Paese reale in tempi molto rapidi.

Un Paese reale sempre più stretto nella morsa di una politica che continua a comprarsi il consenso con la spesa pubblica e, pertanto, incapace di ridurre in modo equilibrato l’esorbitante peso esercitato dallo Stato in ogni settore della società. Sul piano politico ciò significa che un governante serio, anziché raccontare favole e vendere fumo, dovrebbe preliminarmente rivolgersi alla nazione spiegando come stanno veramente le cose, per poi adottare i necessari e dolorosi provvedimenti. Solo con l’onestà e la chiarezza dei dati sarebbe possibile impostare la necessaria linea di rigore, onde salvare il sistema dalla bancarotta.

Ma se nessuno ha il coraggio di affrontare politicamente il nodo gordiano di una democrazia che tassa e spende oltre ogni ragionevole limite, non serve a nulla mettere la propria faccia su una lista infinita di pannicelli caldi – vedi bonus elettorale di 80 euro – i quali non possono che aggravare la situazione. L’ora delle decisioni irrevocabili è scoccata da un bel pezzo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24