Il Renzi-pensiero: un bipolarismo fasullo

Se il bipolarismo si realizza tra una forza di sistema ed una che il sistema intende eliminarlo, l’alternanza democratica salta e con essa viene eliminato il bipolarismo stesso. O meglio, si crea un falso bipolarismo in cui la principale forza di sistema diventa il polo governativo che, non avendo alternative, diventa irreversibile. Al tempo stesso, sulla forza antisistema scatta una non dichiarata ma rigidissima conventio ad excludendum che paralizza la dialettica democratica e crea le condizioni per l’avvento di un regime autoritario.

Questa considerazione non è affatto astratta. Basta calarla nella situazione politica del momento, segnata da riforme annunciate come l’Italicum per la sola Camera e l’abolizione del Senato elettivo ed in grado di decidere la sorte del Governo. In questo modo è facile capire, alla luce del probabile esito delle elezioni europee, che si tratta di una considerazione fin troppo concreta.

Se lo scenario politico futuro indicato dalle Europee fosse quello di un bipolarismo segnato dalla contrapposizione tra il blocco governativo renziano e la protesta popolare coagulata da Beppe Grillo, infatti, l’effetto che l’Italicum applicato alla Camera e la trasformazione del Senato in un’assemblea puramente consultiva determinerebbe sulla politica nazionale, sarebbe esattamente quello indicato dalla considerazione apparentemente astratta.

Nell’ipotesi più benigna il quadro politico diventerebbe la copia conforme del sistema degli anni Cinquanta, con il Partito Democratico ed i suoi “cespugli” destinati ad assumere il ruolo della vecchia Dc (centrista e degasperiana) e con il Movimento Cinque Stelle trasformato nella replica del vecchio Pci antisistema (marchiato e bloccato da una nuova conventio ad excludendum). Nell’ipotesi più inquietante e pericolosa il blocco governativo renziano, trasformato nell’unica possibile forza governativa del Paese, visto che il centrodestra frantumato sarebbe marginalizzato come le destre del secondo dopoguerra, si trasformerebbe in un regime liberato dall’impaccio del bicameralismo e reso imbattibile dal maggioritario nell’unica Assemblea legislativa rimasta in piedi dopo le riforme. Anche questo un pericolo astratto ? Nient’affatto. Per la semplice ragione che una volta sbarazzatosi di Silvio Berlusconi e paralizzato Beppe Grillo, l’attuale Presidente del Consiglio, al quale di sicuro non manca la vocazione all’onnipotenza leaderistica, troverebbe fin troppo facile trovare nuove intese con quella parte del Pd che non ha mai dimenticato la propria tendenza storica a farsi regime.

Se questa è la preoccupazione che ha mosso Berlusconi a rimettere in discussione il patto del Nazareno, non si può non condividere l’iniziativa del Cavaliere. Il rischio che le riforme nella versione renziana servano solo a creare le condizioni per un inamovibile strapotere da regalare a Matteo Renzi e al Pd è fin troppo evidente. Le riforme sono assolutamente indispensabili. Ma solo quelle che possono semplificare e migliorare l’assetto istituzionale del Paese. Non quelle che, magari senza calcolo ma solo per frettoloso semplicismo, potrebbero creare le condizioni per una svolta autoritaria nel nostro Paese.

Un pericolo del genere non è affatto lontano. In ogni fase di grave crisi economica e politica scatta inevitabilmente la tendenza a risolvere il problema ricorrendo ad una qualche scorciatoia autoritaria. Ora la crisi c’è ormai da troppi anni e non mancano neppure le spinte alle soluzioni forti. Le riforme, allora, che pure sono indispensabili, vanno realizzate con grande accortezza. Tenendo sempre conto che un sistema più è bipolare più ha bisogno di pesi e contrappesi per evitare il rischio di derive autoritarie.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:26