Equilibrismi renziani:  chiacchiere e distintivo

È sbalorditivo ma dobbiamo prenderne atto: con la sua tanto strombazzata visita alla Merkel il Premier Matteo Renzi ha raggiunto livelli di equilibrismo politico-programmatici impressionanti. Dopo aver promesso mari e monti di nuova spesa pubblica in Patria, il giovane rottamatore è andato in Germania a spiegare che l’Italia rispetterà fermamente il limite del deficit fissato dal trattato di Maastricht nel 3% e, soprattutto, il famigerato Fiscal Compact. E lo ha fatto dicendo, al cospetto della Cancelliera Angela Merkel, che non c’è bisogno di spiegare nel dettaglio a quest’ultima le coperture della sua manovra tutta slide, chiacchiere e distintivo, perché è sufficiente che lo abbiano capito gli italiani. Lo abbiamo capito?

Mah, personalmente so per certo che fino a questo momento nessun provvedimento ufficiale è stato preso in merito alle scoppiettanti promesse del più rampante Presidente del Consiglio dei ministri della storia repubblicana. È assai probabile che, vista l’imminente e per lui quasi decisiva tornata elettorale delle elezioni europee, egli riesca ad approvare - eventualmente per decreto - la mancia di 85 euro per i redditi fino a 1500 euro netti. Dopodiché, proprio in virtù dello scenario economico e finanziario internazionale in cui siamo inseriti, che ci piaccia o no, è altrettanto probabile che l’ex sindaco di Firenze sarà costretto a tirare i remi in barca, a meno di non volersi far cacciare a calci nel di dietro dagli elicotteri della spettrale Troika.

Dirò di più. È assai plausibile che, al di là delle grancasse mediatiche renziane, le quali stanno dipingendo il tour europeo del Premier come un grande successo personale, il confronto con i maggiori partner continentali serva a riportare sulla terra il nostro giovanotto di belle speranze, costringendolo a fare i conti con quel piccolo dettaglio di freudiana memoria: il principio di realtà. Principio di realtà che, trattati internazionali o meno, dovrebbe fargli comprendere che se l’Italia va fuori dell’accuso, come si suol dire, sul piano dei conti pubblici il prezzo che i mercati finanziari ci imporranno per il rinnovo del nostro colossale debito pubblico sarà ben superiore alle sanzioni di cartapesta dell’Unione Europea.

D’altro canto, come mi trovo a ripetere fino alla nausea, in assenza di un chiaro e lungimirante piano di riduzione del perimetro pubblico e della relativa spesa corrente, Renzi sarà costretto molto rapidamente a riprendere in mano il tanto bistrattato cacciavite lettiano. È questa la dura legge per chiunque voglia entrare nella stanza dei bottoni con l’idea di regalare sogni e assegni in bianco.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:23