Letta si riconsola, Alfano/Mauro tremano

Il problema non è di Enrico Letta. Che si potrà riconsolare con la carica di ministro degli Esteri o con qualche incarico in Europa. E, da buon democristiano, potrà mettersi in disparte a preparare la propria vendetta ripetendo il mantra andreottiano: “Dopo i tramonti ci sono sempre le albe”. Il vero problema posto dall’ormai quasi certa nascita del Governo di Matteo Renzi riguarda il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, i neo popolari dell’attuale ministro della Difesa Mauro e, in parte, l’Udc di Pier Ferdinando Casini.

Per loro sono in arrivo tempi cupi. Perché la formula politica della nuova compagine governativa non sarà quella delle larghe o delle piccole intese imposte dall’emergenza. Ma sarà quella del centrosinistra classico imposto dalla concezione bipolare dell’attuale segretario del Partito Democratico e futuro Presidente del Consiglio.

Per Matteo Renzi il cambio di formula è obbligatorio. Perché fa parte del mandato ricevuto con l’elezione a segretario avvenuta con il voto plebiscitario delle Primarie. Perché nasce dall’esigenza di tenere unito un partito che ha sempre maldigerito l’alleanza con la destra o con qualche pezzo del centrodestra. E perché mantenere intatta la stessa formula politica dell’attuale Governo sostituendo solo il Presidente del Consiglio ed i ministri trasformerebbe una vicenda politica in una semplice operazione di sostituzione di incapaci. E innescherebbe un meccanismo di rancori personali destinato a segnare negativamente il futuro del Pd.

Renzi, in sostanza, non può dare vita ad un Governo fondato sull’alleanza tra la sinistra e quella parte del centrodestra che, per essersi staccata da Berlusconi, ha ottenuto dalla sinistra la patente di legittimità democratica. Può sicuramente usufruire dei voti di Alfano, di Franco e di Casini, ma li deve considerare aggiuntivi e non determinanti per un Governo che come obiettivo deve avere il consolidamento del bipolarismo e come formula quello della sinistra allargata.

Il problema, allora , non è di Forza Italia che mantenendo fede al patto sulle riforme e confermando il suo ruolo di opposizione è destinata a consolidarsi come perno indispensabile dell’alleanza antagonista della sinistra. Ma è dei “cespugli” di centrodestra che avevano puntato sull’asse privilegiato con Letta applicando la formula delle piccole intese e che ora si trovano di fronte ad un dilemma drammatico. Se rifiutano di sostenere il Governo che Renzi metterà in piedi in nome dell’unità della sinistra recuperando Sel ed i dissidenti del Movimento Cinque Stelle, si assumono la responsabilità di andare ad elezioni destinate a cancellarli dalla scena politica (superare gli sbarramenti del 4 e dell’8 per cento rimasti nella legge elettorale della Consulta è quasi proibitivo).

Ma se accettano di far parte di un Governo della sinistra riunita che li marginalizza sono destinati a venire progressivamente riassorbiti dal centrodestra bipolarista guidato da Berlusconi. A partire dalle prossime elezioni europee.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:30