Nervosismo grillino: tarantolati democratici

Osservando la crescente agitazione, o forse sarebbe meglio dire esagitazione, dei parlamentari grillini si fa molta fatica a comprenderne le motivazioni più profonde. Ma cosa vogliono in sostanza questi sedicenti paladini di un popolo che, a causa di un destino cinico e baro, sembra essere governato da decenni da una classe politica corrotta ed incapace? Intendono forse sostituirla in blocco, così da instaurare finalmente il regno della giustizia sociale, dell’onestà e della funzionalità ad ogni livello?

Ma con quali idee e programmi i chiassosi parlamentari grillini pensano di portare a termine una simile rigenerazione morale delle istituzioni democratiche? Finora se non lo abbiamo capito noi che seguiamo quasi maniacalmente il teatrino della politica da quasi trent’anni, è assai difficile che ci sia riuscito il comune cittadino alle prese con i suoi sacrosanti problemi quotidiani. Ciò che emerge chiaramente è invece un uso più che disinvolto di alcuni strumenti politici non convenzionali, quali la ricerca ossessiva della rissa, lo scambio di insulti, gli anatemi a iosa per chiunque sia inviso al M5S, l’occupazione di tetti e di aule, l’esibizione di striscioni e cartelli dai contenuti genericamente accusatori e quant’altro.

Tutto ciò si potrebbe benissimo sintetizzare con una frase già molto di moda durante il crollo della cosiddetta Prima Repubblica: “Ladri, ladri, andate tutti a casa!”. Poiché, in soldoni, il messaggio politico-programmatico dei grillini, malgrado il tentativo di qualcuno di essi di smarcarsi da una tale sommaria impostazione, è solamente questo. Ed è proprio grazie ad una così diffusa semplificazione popolare che costoro hanno potuto fare il loro trionfale ingresso in massa nel Parlamento italiano.

Sfruttando il crescente malcontento che la crisi economica e finanziaria ha determinato, questa gente venuta dal nulla ha raccolto milioni di consensi puntando tutto sulla presunta dicotomia cittadini comuni puri e onesti e politici di lungo corso malandrini per status antropologico. In realtà, in assenza di una chiara visione di cambiamento, che per noi liberali non può che passare per un radicale dimagrimento dello Stato e delle sue feroci propaggini fiscali e burocratiche, il destino politico sembra condannarli al ruolo di tarantolati democratici.

Ciò con un duplice scopo: tenere alta l’attenzione degli elettori con urla sguaiate e, nel segreto del loro animo, cercare di conquistarsi spazio e visibilità con la speranza di farsi rieleggere, a prescindere dalle deliberazioni in merito di Grillo e Casaleggio. Solo che per raggiungere questo secondo obiettivo dovranno fare veramente i salti mortali. Il comico ligure e il suo mentore non sembrano disposti a tollerare che qualcuno, nel Movimento 5 Stelle, la spari più grossa di loro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:24