Renzi e il “nuovismo” È il solito teatrino

Il pressing che Matteo Renzi, quasi scontato vincitore nella corsa alla segreteria del Partito Democratico, sta esercitando sul Governo Letta è politicamente comprensibile, ma appare surreale se analizzato sul piano della condizione sistemica del Paese. Mi spiego meglio. Il ragionamento che il sindaco di Firenze sta esprimendo a raffica da alcuni giorni, con grande attenzione da parte dei media nazionali, è il seguente: fare le cose che servono al Paese rappresenta la condizione fondamentale affinché l’attuale Esecutivo possa andare ancora avanti.

Ora, prescindendo dall’indubbia efficacia propagandistica di una tale semplificazione, se si pone la questione di governo in questi termini si presuppone di avere in mano una lista di provvedimenti così incisivi da imprimere un vero cambio di marcia all’intero sistema. Provvedimenti tanto incisivi che se non fossero adottati porrebbero il partito più grande della maggioranza nella condizione di togliere la fiducia ad Enrico Letta. Ovviamente, la contromossa dell’attuale premier alla elementare strategia d’attacco dello scalpitante Renzi non può che passare, una volta ratificata la nuova segreteria, per un accordo politico con il futuro leader del Partito Democratico, onde rilanciare la fin troppo asfittica azione delle oramai ristrette intese.

A questo punto, quale che siano i termini per la stipula di un tale accordo, che ci aspettiamo ancora più stringente da parte di Renzi, il risultato finale non potrà che essere deludente. Infatti, e qui casca l’asino, per risollevare l’Italia dal baratro nel quale sta sempre più sprofondando serve ben altro che la solita listarella di buone intenzioni e di obiettivi socialmente desiderabili, tra cui il tema centrale del Pd della lotta alla disoccupazione affrontato con la riforma della formazione professionale, secondo uno dei punti fermi del giovane politico fiorentino.

Pertanto, è mia ferma convinzione che, se pure per avventura il Presidente del Consiglio accettasse punto per punto le proposte del suo “compagno” di partito Renzi, la condizione generale del Paese non migliorerebbe di una virgola, dato che occorrerebbe affrontare tutta una serie di nodi sistemici che non sembrano proponibili per un “governino” di corto respiro come quello in carica. Ciò, evidentemente, determinerebbe una rapida conclusione dell’Esecutivo sponsorizzato da Napolitano.

E dunque, stando così le cose, si potrebbe dire che, rimuovendo in un modo o nell’altro l’ostacolo Letta, Matteo Renzi abbia creato i presupposti per arrivare in tempi relativamente rapidi al suo vero obiettivo: le elezioni anticipate, onde coronare la sua lunga rincorsa a Palazzo Chigi. Solo che, dopo aver promesso mari e monti, questo ambiziosissimo esponente del nuovismo all’amatriciana, si troverà a fare i conti con le citate questioni sistemiche, tra cui l’eccesso di spesa pubblica e di tassazione.

Tuttavia, mi sembra fin da adesso assai difficile che il buon Renzi possa contraddire il suo strabiliante libro dei sogni per trasformarsi in un improbabile neo-liberista, terrore di tutti i collettivisti italici. È molto più probabile che egli finisca per accontentarsi, come tutti i politici di professione di questo disgraziato Paese, di attaccarsi alla poltrona con l’unico scopo di resistere il più a lungo possibile, in attesa che arrivino gli elicotteri della famigerata Troika a fare il lavoro sporco. Staremo a vedere.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:49