Pd-Pdl, il paradosso dei ruoli scambiati

Il paradosso è mentre quello che veniva indicato come il partito di plastica è impegnato in un dibattito interno tra componenti portatrici di differenti posizioni politiche, quello che da sempre viene considerato come l’ultimo dei partiti veri è segnato da una competizione tra candidati alla segreteria che puntano a differenziarsi non per le strategie politiche ma per l’aspetto e le caratterizzazioni personali. Insomma, il partito fasullo si comporta da partito vero mentre quello vero offre un esempio mirabile di come si debba comportare un partito fasullo.

La tragedia è che questo paradosso riguarda i due partiti maggiori del Paese, quelli che sono alleati nel sostegno al governo d’emergenza delle larghe intese e che rappresentano, sia pure da posizioni diverse, i pilastri principali dell’attuale sistema in contrapposizione alla forza antisistema rappresentata dal Movimento Cinque Stelle. La tragedia non è la prospettiva di spappolamento che incombe sul Pdl-Forza Italia e quella di rappresentare un vuoto a perdere che grava sul Partito Democratico. La tragedia è che i fenomeni in atto nei due partiti rendono impossibile prevedere un qualche sviluppo positivo della situazione politica italiana e favoriscono nell’opinione pubblica la fine di ogni speranza di uscire in qualche modo dalla crisi in cui è caduta ormai da troppo tempo la società nazionale.

Le vicende interne del Pdl-Forza Italia saranno pure segnate da reali diversità di valutazioni politiche. Ma per un elettorato abituato a rimettersi alle intuizioni ed alle valutazioni di un leader privo di antagonisti servono solo ad alimentare l’inquietante convinzione che il centrodestra, diviso in maniera insuperabile tra gente in cerca solo di trovare una sopravvivenza personale al tramonto del leader, è votato ad una diaspora devastante e non sarà più in grado di governare il Paese e farlo uscire dalla crisi. A loro volta le vicende interne del Pd saranno pure un segno dell’adeguamento al modello politico americano del partito che ha alle spalle l’esperienza della Dc e del Pci.

Ma non possono non far riflettere una larga parte dell’opinione pubblica di quale potrebbe essere la sorte del Paese se mai dovesse essere affidato ad un leader che, come i candidati alla segreteria, è portatore del nulla e del sottovuoto spinto. Rilevare come questo doppio fenomeno serva solo ad alimentare la protesta qualunquistica delle forze antisistema e ad allargare la sfiducia dei cittadini per la ripresa, quella fiducia che è indispensabile per invertire la marcia della crisi, non serve di certo a ricondurre il buon senso all’interno del Pdl-Forza Italia ed a riempire di contenuti la ridicola conta di tessere gonfiate che nel Pd si chiama pomposamente primarie.

Ma è un obbligo morale che va comunque assolto. Perché presto o tardi il paradosso dovrà avere termine. Non sarà indifferente sapere chi ha denunciato il degrado e chi lo ha cavalcato nella ricerca ossessiva della più comoda e redditizia collocazione personale.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:21